Dite alluomo Felipe di pensare solo a sua moglie Rafaela e al bimbo in arrivo. Saranno cavalli in più nel motore del recupero, della guarigione, del ritorno alla vita di ragazzo forte e coraggioso. Dite al pilota Felipe di pensare solo a Mika Hakkinen, al finlandese che sullasfalto traditore di Adelaide, era il 95, perse il controllo della sua McLaren e quasi della vita. Furono giorni di disperazione per i cari, per Erja algida e provvidenziale fidanzata con un passato da infermiera. Furono, soprattutto, giorni di freddi comunicati firmati da medici troppo abituati a curare i mali e poco al tam tam mediatico colonna sonora di gente importante. Un tam tam che come in questi giorni ungheresi alimentò notizie che davano per finito il povero finlandese.
Per questo, Mika Hakkinen dovrà essere il punto di riferimento del pilota Massa che cerca di tornare: perché non sarà facile, perché è crudele la casistica di chi è stato sfrattato dalla F1 dopo terribili incidenti che hanno profondamente interessato la testa. Alcuni, pensiamo a Karl Wendlinger, nel 94, a Montecarlo, in coma dopo un trauma cranico, tornarono anche alle corse ma non furono più gli stessi; altri smisero, è il caso, nel 62, di sir Stirling Moss, incapace di riprendersi dalle conseguenza di un trauma cranico: fece un test su una F1, ma rinunciò, «non ho più il controllo totale della macchina» disse.
Invece, Mika no. Hakkinen ce la fece. Nonostante le ferite e il trauma e il sangue e quelle immagini che proprio come per Massa fecero il giro del mondo. Non solo Mika tornò, ma addirittura la sua carriera decollò definitivamente: due anni dopo lincidente, nel 1997, a Jerez, colse la prima vittoria, e nel 98 divenne il rivale numero uno di Schumacher. Al tedesco tolse il mondiale e si concesse il bis lanno dopo.
Dite al pilota Felipe, appena potrà, di rispolverare questa storia, e ai molti, forse troppi tifosi frettolosi che già vedono Schumi di nuovo in rosso, e a quelli che anticipano il passaggio di Alonso sul Cavallino, dite di aspettare un attimo.
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