Riccardo Signori
Il signor console ha una videocassetta sul tavolo. «Vede», dice allargando il sorriso dietro agli occhiali che cerchiano occhi scuri e vivaci. «Questa è la cassetta che ho fatto vedere a Mancini. Il marito di mia sorella, Jassim Yaqoub, è stato uno dei migliori giocatori delAsia e del mondo arabo negli anni Settanta. È tutto qui dentro». Occhi che lacrimano, ma solo per il raffreddore. Adil Hamad Al-Ayyar è il console generale del Kuwait, ti accoglie nel suo ufficio, al centro di Milano, con la cortesia e la gentilezza degli uomini della sua terra e con la voce spassosa di chi ha voglia di parlare e divertirsi con il giochino preferito. Spiega: «Di solito mi occupo di economia e politica. Il calcio è una passione. Durante il week end mi chiudo in casa, mi sintonizzo sui canali Tv e vedo di tutto: amo il calcio inglese, mi piacciono i giocatori brasiliani». Eppoi tifa Inter. Lo dice lasciando sbocciare la voce dal cuore. Di tanto in tanto il console compare ad Appiano Gentile, giusto per godersi allenamenti e qualche chiacchiera con i giocatori. Tutto nacque tre anni fa. Racconta: «Prima di venire in Italia chiedevo sempre due biglietti per assistere alle partite di Ronaldo. Quando sono arrivato a Milano, Ronaldo se nè andato. Però mi dicono: cè Rivaldo. Vero, ma lInter mi ha fatto ugualmente sentire più vicino a lei».
Così è nata la passione per lItalia del calcio e per lInter?
«La passione cera già. Vidi lItalia in Spagna nel 1982 dove giocava anche il Kuwait. Le racconto un episodio: durante i mondiali 1994 negli Stati Uniti, vado a Washington con mio fratello per vedere Italia-Messico. Ci compriamo le magliette azzurre e le mettiamo. Mio fratello stravedeva per Roberto Baggio. Del resto a chi non piaceva Baggio? Capitiamo in una zona di messicani. Allora ci compriamo i cappellini del Messico. E la gente ci guardava stranita. Domandava: per chi tifate? E noi, furbi: per chi gioca meglio...».
E da quando forza Inter?
«Da quando ho conosciuto Massimo Moratti, sua moglie Milly, il figlio Angelo, un uomo daffari molto bravo, con il carattere del padre. Moratti mi è piaciuto come persona. Con rispetto per tutti gli altri è il personaggio più stimabile che ho incontrato in Italia, che più mi ha fatto avvicinare allInter. In questo senso è magnetico».
Prima di venire in Italia, cosa sapeva dellInter?
«In Kuwait facevo tifo per lInter dei tre tedeschi: Klinsmann, Matthaus e Brehme. Ma guardavo anche la Juve di Platini e Boniek, il Napoli di Maradona, il Milan di Van Basten e Gullit, la Juve di Tardelli, Cabrini e Scirea. Mi piaceva Giannini, il re di Roma. Invece nel calcio inglese il mio tifo va al Liverpool. Del Brasile non amo tanto il gioco quanto la bravura individuale dei giocatori».
Bene, e allora cosa chiedere a Moratti: Ronaldo o Henry?
«A Moratti non direi niente. Se io fossi il proprietario sceglierei Henry ad occhi chiusi. E aggiungerei Steven Gerrard. Però...».
Però?
«Però tra Henry e Ronaldo, alla fine vorrei Totti: non lo conosco ma il giocatore mi piace tantissimo. Quando si è fatto male gli ho mandato un messaggio in ospedale. Se starà bene lui, vedrete dove arriverà lItalia al mondiale. Dico: Italia o Inghilterra per la finale».
Pensiamo alla Champions. Come vede il nostro trio?
«LArsenal parte in pole position. Per passare, la Juve deve avere fortuna illimitata e lArsenal giocare nel peggior modo possibile. Il Milan può farcela, 60% di possibilità. Ma non sarà facile. Juninho è un bel pericolo. LInter mi è piaciuta allandata: ha mostrato forza e voglia di vincere dopo quel gol che poteva farla crollare. Peccato, doveva segnare una rete in più. Mi auguro che giochi Figo e che la squadra non pensi al pareggio. Sennò perde».
Servono i gol di Adriano. Rimproveri per il brasiliano?
«È tornato dalla vacanze di Natale e non ha più ritrovato la forma. Ultimamente corre molto, senza fortuna. Però un attaccante come lui serve anche se non segna, mette in difficoltà i difensori. Vedrete: sarà un protagonista al mondiale. Non dimentichiamo che ha solo 23 anni e può soffrire la pressione».
Sarebbe importante che cominciasse a segnare gol pesanti per lInter...
«Li farà, anche per convincere il ct Parreira sulla sua forma».
Il suo preferito nellInter?
«Con il cuore sono vicino a tutti. Sono molto fiero di essere amico di Stankovic: è una persona che non parla male di nessuno, un calciatore tecnico che gioca ovunque, ha molta voglia di aggredire, andare a segnare gol, non sta mai fermo, aiuta tutti. Mi piace tanto pure Cambiasso».
Pure questanno niente scudetto, cosa manca alla squadra?
«Fortuna e altro di cui non voglio parlare».
Sempre lamenti?
«Non è solo questione di arbitri o altro. Ci sono pure errori. LInter è mancata nella settimana nera, quella che va dalla Juve al Livorno».
Ci avviciniamo al derby, unidea sul calcio di Milano?
«I club sono fra i 10 migliori al mondo. Forse il Milan è la squadra che meglio rappresenta il calcio italiano in Europa e nel mondo. Ha tante stelle, mi piace vederlo».
La stella che le piace di più?
«Potrei dire Sheva, Kakà, Nesta, Inzaghi, uno che riesce a battere anche loff side. Però dico Paolo Maldini: un simbolo del calcio italiano. È speciale: una stella che, per 20 anni, ha giocato ad alto livello con un bellissimo comportamento sportivo. Mi inchino. Paolo è un ambasciatore del calcio e dello sport italiano. Neppure i top level come Maradona, Platini, Pelè hanno saputo mantenere così a lungo la sua sportività».
Daccordo, ma il derby come finirà?
«Sarà decisivo per il secondo posto, solo se il Milan vincerà o pareggerà. Servono calma e fortuna. Eppoi ne prevedo un altro a Parigi, alla finale di Champions. Andrò comunque a vedere quella finale. Ho visto Milan-Juve a Manchester: brutta partita. Non sono andato a Istanbul: sono tifoso del Liverpool e sarei dovuto andare in aereo con i tifosi rossoneri. Non sarebbe stato un bel ritorno. Quel giorno il miglior giocatore in campo è stato il pubblico del Liverpool. Spettacolare: ha dimostrato che lo sport è una bella cosa, non una guerra».
Chiudiamo con Mancini: cosa ne dice dei troppi allenatori cambiati da Moratti?
«Non sono daccordo sul cambiare spesso tecnico. Lallenatore non è un mago e il suo lavoro non si può giudicare prima di tre anni.
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