Consulenze d’oro, il Comune sotto processo

(...) con conseguente raddoppio dei direttori e, a cascata, dei direttori di settore, dei servizi e così via, in spregio alle direttive sul contenimento dei costi della burocrazia». Stralci della citazione a giudizio firmata dal procuratore della Corte dei conti Domenico Spadaro nei confronti di 22 amministratori di Palazzo Marino. In autunno, il processo. Sessantasette pagine per «censurare» una pratica - quella delle consulenze esterne - costata a Palazzo Marino più di 17 milioni e mezzo di euro. Perché «Milano - sottolinea - è l’ente con il più alto numero di dirigenti a tempo determinato dell’intero Paese». Una parte di quel denaro, chiede il magistrato, dovrà essere risarcita dalla giunta, per un danno erariale di 7 milioni e 141mila euro.
L’inchiesta, nata da un esposto di alcuni consiglieri comunali e condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf, ruota inizialmente su 91 incarichi dirigenziali. Le accuse, ora, si limitano a 23 casi. Al capo di gabinetto del sindaco Alberto Bonetti Baroggi e al direttore generale Giampiero Borghini («era ben consapevole di violare i propri fondamentali doveri») si addebita di aver accumulato due incarichi, a Palazzo Marino e in Regione. Agli altri, la procura contesta l’«assoluta mancanza della necessaria elevata qualificazione professionale richiesta» per ricoprire gli incarichi. La laurea innanzitutto, o - in secondo luogo - una provata competenza. Così, il dirigente del «servizio coordinamento centrale decentramento» è un maestro elementare diplomato Isef, pagato 95mila euro l’anno, un ragioniere è responsabile del settore Demanio (189mila euro), alla direzione centrale polizia locale e sicurezza c’è un diplomato con contratto da 149mila euro l’anno), o - ancora - un perito elettronico diventato responsabile della direzione centrale Sport e tempo libero. Gettone, 203mila euro l’anno. Ma non sfugge nemmeno l’incarico affidato a Carmela Madaffari, già sospesa dalla Asl di Lametia Terme e Locri per presunte irregolarità nella gestione finanziaria. «Dei cittadini - scrive Spadaro - deve essere rispettata l’esigenza di essere amministrati da dirigenti senza ombre». Infine, l’Ufficio stampa. Aumenta il numero degli addetti (da 19 a 20), con un conferimento «arbitrario delle qualifiche». Una struttura che «appare non giustificata» (ne fanno parte tra gli altri il fotografo personale del sindaco Moratti a 79mila euro, e un perito elettronico a 69mila). Qualcosa di «irrazionale e pletorica». Un quadro che, in conclusione, causa al Comune «un danno di immagine» e una «grave perdita di prestigio». Un ultimo rilievo. Sindaco e giunta, nelle memorie difensive, parlano di un «rapporto fiduciario» tra dirigenti e politica, che «ricade nella sfera delle scelte discrezionali dell’amministrazione». Non così per la Procura.

Perché un conto è la fiducia, altra cosa sono la «fiducia politica» o «peggio ancora la fedeltà politica». In altre parole, «i pubblici dipendenti sono al servizio esclusivo della nazione e non dell’ente di appartenenza e, tanto meno, dei sindaci».

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