La Consulta conferma: la clandestinità è reato

Roma No all’aggravante di clandestinità. Via libera invece al reato di clandestinità.Non è ancora stata resa nota la sentenza con le motivazioni ma sarebbe questa la decisione della Consulta di fronte ai ricorsi che chiedevano di dichiarare l’incostituzionalità sia dell’aggravante sia del reato di clandestinità. Entrambe le norme sono contenute nel pacchetto sicurezza e sono state immediatamente contestate, non soltanto dall’opposizione ma anche da una parte della magistratura, non appena sono entrate in vigore. I ricorsi alla Cosulta per dichiarare illegittimo il reato di clandestinità, introdotto esattamente un anno fa, erano infatti già superiori a cento. Un numero tanto elevato da indurre il sottosegretario al Viminale, Alfredo Mantovano, a parlare di una vera e propria «operazione di boicottaggio del pacchetto sicurezza» da parte di alcuni magistrati.
Soltanto quando i giudici relatori, Gaetano Silvestri e Giuseppe Frigo, renderanno note le motivazioni si potrà valutare appieno l’impatto delle decisioni della Corte Costituzionale. Il no all’aggravante era atteso. La norma prevedeva che le pene fossero aumentate di un terzo se il colpevole era un immigrato entrato illegalmente nel nostro Paese. L’aumento di pena però violerebbe il principio costituzionale del «fatto materiale» perché la maggiore severità deriverebbe non dalla gravità specifica del reato ma soltanto dalla condizione specifica del colpevole, ovvero il fatto di essere un clandestino. Dunque niente aggravante. Resta però il reato di clandestinità che è di fatto il cardine intorno al quale il governo ha costruito la sua politica di contrasto dell’immigrazione irregolare nell’ultimo anno.
Il ricorso preso in esame riguardava il caso di un giovane senegalese colpito da un provvedimento di espulsione e poi fermato nuovamente dai carabinieri che lo avevano arrestato perché non aveva rispettato l’ordine di espulsione. Il giudice del Tribunale di Pesaro, Vincenzo Andreucci, che ha affrontato il suo caso però ha ritenuto ci fossero fondate eccezioni di incostituzionalità da sollevare rimandando la questione alla Consulta indicando la violazione di quattro articoli della nostra Carta: 2, 3, 10, 27. Il giudice ipotizzava la violazione dei principi di uguaglianza e solidarietà e di quello che stabilisce che la responsabilità penale è personale. Ma la Consulta ha dichiarato infondate le questioni di illegittimità sollevate dal Tribunale di Pesaro. Nelle motivazioni potrebbe però aver dato l’indicazione che spetta al giudice di pace valutare caso per caso la grave entità del fatto. E visto che decine di giudici di pace hanno fatto ricorso alla Consulta per dichiarare l’illegittimità del reato di clandestinità non è difficile ipotizzare che cosa accadrebbe se la scelta fosse lasciata aperta.
Soddisfatto il presidente del gruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. «La Consulta avrebbe confermato la conformità alle supreme norme del reato di immigrazione clandestina. - dice Gasparri- Una decisione importante che rende secondaria l’esclusione dell’aggravante di clandestinità. Quel che conta è avere sancito che entrare illegalmente in Italia è un reato».


Sempre sul fronte immigrazione ieri il consiglio dei ministri ha fatto il primo passo per l’approvazione del cosiddetto permesso di soggiorno a punti, ovvero l’accordo di integrazione che prevede un percorso di conoscenza della lingua e dell’ordinamento italiano per lo straniero. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, conta di introdurlo il prossimo anno.

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