Consumi, dal ’97 mai così bassi

Frenata senza precedenti dei consumi nel 2008. L’anno appena terminato si è chiuso con la peggiore flessione delle vendite al dettaglio (-0,6%) degli ultimi undici anni. Il calo dei consumi riguarda tutti i prodotti con la sola eccezione degli alimentari. Solo a dicembre il commercio al dettaglio ha subito una contrazione dell’1,9%. E mentre cresce la preoccupazione dei consumatori, che tornano a chiedere prezzi più bassi e saldi liberi, la Confesercenti lancia l’allarme per il 2009, che rischia di trasformarsi in un «annus horribilis» per le imprese e l’occupazione.
In realtà, a pesare sono state soprattutto le difficoltà dei piccoli esercizi (-2%), mentre la grande distribuzione ha chiuso l’anno con un aumento delle vendite (+1%), in particolare grazie alle performance degli hard discount e dei grandi magazzini. Sono aumentati solo i consumi dei prodotti alimentari, mentre tutti gli altri settori registrano segni negativi, con cali particolarmente significativi per elettrodomestici, radio e tv.
Ma se il dato dell’Istat è il peggiore degli ultimi 11 anni, ancora più pessimistiche sono le stime dell’Ufficio studi di Confcommercio, secondo cui per i consumi nel loro complesso il calo nell’anno si attesta addirittura sullo 0,8% reale, ovvero «la peggiore variazione degli ultimi quarant’anni, se si eccettua il 1993». Preoccupati i consumatori, dal Codacons ad Adusbef e Federconsumatori, che tornano a chiedere prezzi più bassi, «almeno del 20%», e saldi liberi. Intanto il 2009 si apre con previsioni fosche per i piccoli esercizi.

«Con un Pil previsto in calo di oltre due punti c’è ora il timore fondato che il 2009 sia un vero e proprio annus horribilis per le pmi e l’occupazione», afferma il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, sottolineando che «nel 2008 le piccole imprese hanno pagato il prezzo più salato del calo delle vendite», il che spiega il saldo negativo di 36mila chiusure per l’anno scorso.
Secondo Confcommercio infine, il vero nodo da sciogliere per la ripresa è il «troppo lento processo di formazione del reddito disponibile delle famiglie».

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