Milano - «La partita vera per Alitalia è nel 2011: se raggiungeremo certi risultati Alitalia si salva, altrimenti bisognerà trovare soluzioni di finanziamento, perchè Alitalia avrà bisogno di soldi». Lo ha affermato ieri a sorpresa il presidente della compagnia, Roberto Colaninno. «Sul nostro progetto abbiamo un anno di ritardo - ha spiegato -. Speravamo in certi risultati nel 2010, non ci sono, speriamo che ci siano nel 2011». «L’obiettivo è il break even operativo nel 2011». L’espressione «soluzioni di finanziamento» richiama l’idea di un aumento di capitale, di cui lo stesso Colaninno, nei mesi scorsi aveva sempre negato la necessità. Ma a questo proposito l’amministratore delegato della compagnia, Rocco Sabelli, due settimane fa aveva osservato che la liquidità nelle casse del gruppo «al 31 marzo 2010 era di 390 milioni, tra cassa libera e linee di credito inutilizzate. Questa situazione - aveva detto in un’intervista - ci dà tranquillità per quest’anno, siamo sopra la soglia di sicurezza, che è di 200 milioni». E per l’anno prossimo? La risposta l’ha data ieri Colaninno: serviranno soldi. Da chiedere ai soci, tra i quali il primo è Air France. Con la nube del vulcano Eyjafjallajökull sono andati in fumo, sempre secondo Sabelli, tra i 30 e i 40 milioni di risultato operativo, ma Colaninno ieri ha parlato di «qualche decina di milioni in meno» in termini di ricavi.
Non è la stessa cosa; non è dunque questo l’elemento determinante ad aver provocato lo slittamento di un anno del piano industriale originariamente previsto, che pone ora l’obiettivo di tornare all’utile nel 2012. In precedenza era previsto un «leggero utile operativo per quest’anno e un utile netto nel 2011 di qualche decina di milioni» (Sabelli). La perdita netta del gruppo Alitalia (compresa Air One) nel 2009 è stata di 326 milioni (non lontana dal milione al giorno che perdeva, qualche anno fa, la vecchia Alitalia senza Air One), su un fatturato di 2,92 miliardi e con un indebitamento finanziario netto di 799 milioni. Secondo Colaninno la colpa è soprattutto della crisi internazionale.
Il presidente di Alitalia ieri ha parlato sul palcoscenico del Festival Economia di Trento. Ha raccontato: «Io parlavo con i vertici di Lufthansa già nel febbraio 2008 immaginando uno specifico scenario: loro erano certi che Alitalia fallisse e che Air France non avrebbe condotto al termine la trattativa perchè sapeva di non essere in grado di gestire la compagnia in Italia, dove ci sono nove forti categorie sindacali. Eravamo in una situazione di attesa: poi andò come previsto». Ora, a fronte di costi per sedile simili a quelli delle compagnie low cost ma con maggiori difficoltà nei tassi riempimento, Colaninno spiega che Alitalia ha un prezzo medio per biglietto, compresi i voli intercontinentali, di 120 euro: «Non li abbasseremo, siamo su un limite invalicabile».
Sulle perdite provocate dal vulcano «bisogna considerare - ha detto - che l’aeroporto di Roma è rimasto aperto e noi non abbiamo avuto l’incidenza negativa che hanno invece accusato compagnie come Air France e Lufthansa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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