Politica

«Conti pubblici, manovra da 10 miliardi»

Il 12 luglio l’Ecofin apre la procedura d’infrazione. Fiducioso il premier: «Sono certo del sì al nostro piano»

Gian Battista Bozzo

da Roma

Due anni di tempo, come previsto, per riportare il deficit sotto il limite del 3%. È questo il nocciolo delle raccomandazioni approvate ieri dalla Commissione europea, insieme con la richiesta di procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. Nel biennio 2006-2007 il rientro dall’extra-deficit dovrà essere pari all’1,6% del Pil, soltanto con misure strutturali. «Faremo due manovre da 10 miliardi di euro, sia nella finanziaria 2006 che in quella 2007», conferma il premier Silvio Berlusconi, soddisfatto perché la Commissione «ha accolto le nostre proposte, e sono certo che l’Ecofin ratificherà il piano». Nessuna manovra correttiva per il 2005 è richiesta, anche se il governo dovrà adottare entro il 12 novembre le prime misure anti-deficit.
In una conferenza stampa a Bruxelles, il commissario agli Affari economici Joaquin Almunia ha spiegato i dettagli delle richieste presentate al nostro Paese. Per l’Italia la Commissione prevede una crescita zero quest’anno e dell’1,5% nel 2006 e nel 2007. Il deficit di quest’anno dovrebbe superare il 4% del Pil, e quindi scendere sotto il 4% nel 2006 e appena sotto il 3% nel 2007. «In base a queste cifre, una correzione rapida dei conti è evidentemente necessaria - dice Almunia - ma alla luce della debolezza del ciclo economico, abbiamo stabilito che la scadenza del 2007 fosse più appropriata».
I tre punti sottolineati da Almunia come necessari per riportare il disavanzo sotto controllo sono: a) limitare il deficit 2005 a poco più del 4%, anche se non con una manovra; b) prendere misure strutturali per ridurre dell’1,6% almeno il deficit nel biennio 2006-2007 (almeno la metà l’anno prossimo); c) garanzia da parte del governo italiano che il debito pubblico, il secondo dell’Ue dopo quello greco, venga indirizzato sulla strada discendente. Su Francia e Germania, che supereranno il limite del 3% quest’anno, e probabilmente anche nel 2006, la Commissione prende tempo: «Decideremo - dice Almunia - entro fine anno».
Lo stesso commissario europeo all’Economia ammette che la procedura nei confronti dell’Italia rappresenta un test molto importante per il nuovo Patto di stabilità, «e spero che lo supereremo - dice - nella maniera più positiva possibile. Siamo tutti interessati ad aumentare la credibilità delle regole di bilancio europee - aggiunge Almunia - soprattutto in un momento politicamente difficile, e con una situazione economica con bassa crescita, prezzi del petrolio in aumento, e carenza di fiducia».
La decisione politica sulla procedura, che a questo punto è ormai scontata, verrà presa il 12 luglio dai ministri finanziari europei riuniti in Consiglio Ecofin. Nel frattempo, il governo approverà il Documento di programmazione economica e finanziaria, con le macro-linee di finanza pubblica per il prossimo triennio. Dopo un esame preliminare nel Consiglio dei ministri di domani, il Dpef sarà illustrato la prossima settimana alle parti sociali prima dell’approvazione. Sia nel 2006 che nel 2007 la manovra di aggiustamento dei conti sarà pari a circa 10 miliardi di euro (equivalenti allo 0,8% del pil), conferma Berlusconi, ai quali saranno aggiunte le risorse (4 miliardi l’anno) per la riduzione dell’Irap. «Sull’Irap interverremo senza aumentare altre imposte, ma lavorando - aggiunge il presidente del Consiglio - per far emergere l’evasione e il sommerso. Siamo finora riusciti a far quadrare i conti senza aumentare le tasse, anzi diminuendole: la pressione fiscale, dal 47% del governo Prodi scenderà quest’anno al 41% del Pil». Quanto all’imposta sul reddito delle persone fisiche, Berlusconi ricorda che «non si può fare tutto insieme, vedremo...».
La richiesta di procedura sui conti italiani provoca le prime reazioni fra le agenzie di rating. La sola a modificare le previsioni sul debito italiano è Ficht che, pur confermando le valutazioni, porta da «stabili» a «negative» le prospettive per il rating dell’Italia. La revisione riguarda anche le Poste e la Cassa depositi e prestiti.
Un’altra agenzia, Standard & Poor’s, tiene sotto controllo l’andamento dei conti pubblici italiani, ma la sua valutazione sul debito del nostro Paese (ridotta un anno fa) «tiene già conto delle debolezze della finanza pubblica».

Secondo Berlusconi, quello della Ficht «non è un declassamento, ma un giudizio sospeso, mentre è importante che le altre agenzie abbiano mantenuto inalterata la loro valutazione».

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