Scontrino record da 7mila euro battuto in un locale milanese: se lè visto consegnare un turista giapponese che in un primo momento non si era nemmeno reso conto dellentità della cifra. Una volta rientrato a Tokyo, il giapponese si è rivolto allEnit, lAgenzia italiana del turismo che ha incaricato lAdoc di svolgere una verifica per capire se si sia trattato di truffa. I fatti risalgono all11 dicembre scorso. Quel giorno il turista si presentò, con due amici, al «Pussy Cat». La classica incertezza con il cambio della valuta e il fatto di aver bevuto un po troppo, come ha ammesso lui stesso, gli hanno giocato un brutto tiro: il turista, che ha saldato il conto senza contestare, credeva, infatti di aver speso il corrispettivo di 80mila yen, cioè 600 euro. Né lo ha particolarmente sorpreso il fatto si aver ricevuto due scontrini, perché ha pensato che si trattasse delle ricevute di due transazioni, la prima delle quali andate a vuoto. Una spia che la cifra spesa era in realtà molto più alta - pari a circa 800mila yen - si è presentata qualche giorno dopo, quando non è riuscito a usare la carta di credito per effettuare un pagamento. Ma anche questa volta il turista non ha dato peso alla cosa, pensando che si potesse trattare di un problema di connessione con la banca. In realtà il plafond mensile era esaurito, come gli ha comunicato una volta tornato a casa la sua banca nellestratto conto.
Il turista ha fatto sapere di aver tentato più volte di contattare il locale milanese, senza successo. Ora lAdoc - spiega Carlo Pileri, presidente dellassociazione - ha avvistato lambasciata giapponese in Italia, fornendo tutti i documenti. E sta per inviare una lettera al turista nipponico per consigliargli di presentare una denuncia alla procura di Milano, inoltrandola attraverso le autorità consolari giapponesi.
«Ci sembra di essere tornati ai tempi dolce vita - commenta Pileri - quando nei locali si tentava di approfittare dei turisti stranieri facendoli ubriacare e presentando conti salatissimi. Questi episodi ci preoccupano moltissimo. Bisogna aprire dialogo con le associazioni dei pubblici esercizi per stroncarli».
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