«Contratti pubblici fuori controllo ma no ai licenziamenti per gli statali

Staderini: «Salari cresciuti il doppio del previsto, sui conti espansione anomala. Prima di ridurre attenzione a oneri su pensioni e liquidazioni»

da Roma

L’età pensionabile effettiva dovrebbe essere elevata a 62-63 anni, bisogna ridefinire la contrattazione nel publico impiego e, in generale, è necessario prestare la massima attenzione all’andamento della spesa pubblica che registra una «espansione anomala», continuando a sfuggire ad ogni forma di controllo. La Relazione della Corte dei Conti sul rendiconto generale dello Stato per il 2005 non offre spunti di ottimismo. In particolare, nei contratti di lavoro degli statali «lo sforamento della spesa è sistematico»: nel 2005, spiega la magistratura contabile, le retribuzioni pubbliche sono aumentate del 4%, cioè il doppio dell’obiettivo programmatico, «secondo una tendenza che ormai prosegue da molti anni».
L’allarme della Corte arriva alla vigilia dell’incontro fra governo e parti sociali in cui si affronteranno, per la prima volta, i contenuti del prossimo Dpef. Il presidente Francesco Staderini ricorda che l’età media del pensionamento nel nostro Paese è ancora molto bassa, 56 anni, «un livello inferiore alla media europea». Staderini non è particolarmente favorevole al cosiddetto «scalone» della riforma Maroni, cioè il passaggio nel 2008 a un minimo di 60 anni di età (e 35 annualità di contributi) per il ritiro dal lavoro; tuttavia ritiene che un nuovo intervento sulle pensioni sia inevitabile. Un invito che i sindacati respingono in toto. Favorevoli all’eliminazione dello «scalone», escludono ogni nuovo intervento sulle pensioni. Lo stesso ministro del Lavoro Cesare Damiano, sulla questione si trincera dietro il no comment.
L’altro argomento spinosissimo affrontato dalla Corte è quello del pubblico impiego. Secondo la Relazione firmata dal procuratore generale Claudio De Rose, bisogna rivedere sia la contrattazione nel settore pubblico sia i parziali blocchi del turnover, «in modo da fronteggiare la questione assai grave del sistematico sforamento, da parte dei redditi da lavoro delle amministrazioni pubbliche, di ogni limite prefissato». La Corte non appare invece favorevole ad una massiccia riduzione dei pubblici dipendenti. «Mi chiedo se l’allontanamento di 100mila persone - spiega il presidente Staderini - tenga conto degli oneri sulla finanza pubblica in termini di liquidazioni, pensioni e il venir meno dei contributi. Inoltre - aggiunge - una riduzione generalizzata rischia di mettere in crisi alcune amministrazioni». Secca la replica dei sindacati: la Corte offre alibi a chi, nel governo, vuole rinviare i contratti pubblici. «Bisognerebbe poi - dice Carlo Podda, della Cgil - esaminare la produttività della stessa Corte dei Conti».
Il ministro dell’Economia Padoa-Schioppa definisce «condivisibile» la Relazione. In generale, l’andamento della finanza pubblica nei primi sei mesi di quest’anno appare alla Corte in linea con le previsioni meno catastrofiste: il deficit si colloca intorno al 4,1% del Pil, il debito tra il 106,4 e il 108% del Pil.

E una manovra (correzione 2006 più Finanziaria 2007) fra i 40 e i 45 miliardi di euro appare a Staderini «verosimile» sia per rispettare gli impegni europei, sia per coprire la promessa elettorale di un taglio di 5 punti del cuneo fiscale. Con l’Europa, suggerisce la Corte, il governo potrebbe rinegoziare un rientro più lungo del deficit sotto il limite del 3%.

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