«Il contratto degli statali è una minestra riscaldata»

da Roma

«Questo memorandum è solo una minestra riscaldata». Il segretario nazionale di Ugl ministeri, Paola Saraceni, non è stata tenera nel valutare l’intesa raggiunta giovedì tra il ministro della Funzione pubblica Nicolais e Cgil, Cisl e Uil sulla riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche.
Ma se la protesta dell’Ugl si origina oltreché dal timore di un nuovo «sistema clientelare a uso e consumo di pochi» anche dall’essere stata nuovamente esclusa dalle procedure di concertazione, l’entusiasmo non regna sovrano neanche tra i diretti interessati. A partire dai dirigenti delle pubbliche amministrazioni. Dirstat e Confedirstat hanno affermato di non riconoscere la validità dell’accordo, mentre Cida, Confedir e Cosmed hanno contestato a Prodi, Padoa-Schioppa e Nicolais il metodo sottolineando che Cgil, Cisl e Uil sono «poco rappresentative delle categorie dirigenziali». Il memorandum precisa che «l’uscita deve costituire l’esito estremo di risultati negativi», ma è comprensibile l’insoddisfazione nei confronti di un documento che alla licenziabilità dei manager contrappone la «scomparsa del precariato». Anche la sinistra radicale ha criticato l’impalcatura del memorandum. «Faccio osservare ai riformisti - ha osservato Manuela Palermi del Pdci - che la modernità delle loro idee ricalca situazioni nate nel dopoguerra: il cottimo e la giungla retributiva». In nome del salario uguale per tutti è stata così bocciata l’intesa riguardante il contributo individuale alla produttività come «strumento di differenziazione del trattamento economico».
Solo il segretario della Fps-Cisl, Rino Tarelli, ha parlato di «svolta» paragonabile all’accordo del ’92 sulla contrattazione. Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha sottolineato «l’ottimo risultato, segno che il governo procede con gradualità e determinazione sulle riforme». In entrambi i casi si potrebbe parlare di Cicero pro domo sua. I sindacati hanno portato a casa un’intesa che ribadisce (come già il Testo unico sul pubblico impiego) il loro «coinvolgimento» nei processi di riorganizzazione, ovvero la possibilità di stabilire modalità e tempi di smaltimento degli esuberi tramite la mobilità. Il ministro ha potuto parzialmente respingere le accuse di immobilismo. Allo stesso modo, le organizzazioni sindacali saranno coinvolte al momento della stipula del contratto collettivo di lavoro (sia a livello nazionale che negli integrativi locali) nella stesura dei criteri di valutazione della produttività.

Come ha detto Chiara Moroni di Forza Italia tutto potrebbe tradursi in un «inutile libro delle buone intenzioni» (anche Gianfranco Fini ha detto di aspettarsi una «politica consequenziale»). Ma con questi chiari di luna anche la proposta di legge «anti-fannulloni» ispirata da Pietro Ichino rischia di incagliarsi tra le secche massimaliste della maggioranza.

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