«Contro le contravvenzioni si può ancora fare ricorso»

Tra rincari dei carburanti e sentenze negative, la vita di chi si sposta quotidianamente su un veicolo a motore rischia di diventare sempre più dura. Al punto che l’unica buona notizia rimane quella del bonus di due punti che il prossimo primo luglio andrà ad arricchire il bottino di chi nei due anni di vita della patente a punti non ha commesso infrazioni gravi.
Ma non c’è veramente più alcuna via di uscita per chi è caduto nelle maglie di un Autovelox o di un’apparecchiatura simile?
«La possibilità di ricorrere al Giudice di Pace o al Prefetto rimane sempre concreta per l’automobilista, poiché il dispositivo di rilevamento oggetto della sentenza della Cassazione non è esente da errori».
È questa la posizione di Goffredo Iacobino, avvocato milanese consulente per la pagina nella quale i lettori pongono quesiti di natura legale sul settimanale Auto oggi. «L’Autovelox può infatti generare errori di valutazione nel caso di passaggio simultaneo di due veicoli, non necessariamente nello stesso senso di marcia. In assenza di identificazione fotografica si può infatti obiettare la veridicità di quanto contestato. Bisogna inoltre aggiungere che in alcune situazioni, come nel caso di superamento di un veicolo lento e ingombrante, il superamento del limite per effettuare un sorpasso può rappresentare un’azione dettata da motivazioni di sicurezza, per liberare al più presto la corsia opposta. Entrambe le contestazioni possono avere un peso in caso di ricorso».
L’Autovelox di vecchia generazione non è pertanto infallibile, ma c’è spazio per contestare un’infrazione rilevata con altri dispositivi?
«C’è sempre qualche lacuna nell’impiego del Telelaser, anche se si è fermati istantaneamente dalla pattuglia. Sul verbale deve infatti essere riportata oltre alla velocità rilevata anche la distanza alla quale è stata effettuata la lettura. Se questa misura è superiore ai 150 metri, non si può avere la certezza matematica che la velocità sia stata letta realmente sull’auto che ha infranto il limite. Più il veicolo da identificare è lontano, maggiori sono le possibilità che il puntatore non centri esattamente l’obiettivo».
Ma il nocciolo della questione, l’asse che ha reso possibile l’accavallarsi di sentenze con pareri opposti, deriva dalla necessità di identificare con certezza del veicolo che ha violato la legge...
«Tutto nasce proprio da qui, e dalla imprecisione di alcuni sistemi, che hanno portato a imporre l’arresto immediato dell’auto, come alibi per ottenere la citata certezza. Sotto questo punto di vista gli unici sistemi invulnerabili, che non lasciano spazio a ricorsi, sono il Telelaser con fotocamera integrata e l’apparecchiatura con telecamera installata sulle auto civetta della Polizia Stradale, che sono attualmente i più rari perché più costosi».
Dunque, in caso di incertezza, vale sempre la pena di provare la strada del ricorso?
«Sì, sostanzialmente per due motivi. Perché le spese vive per un’istruttoria sono contenute, non oltre un centinaio di euro di costo vivo, più l’onorario del legale.

Non bisogna poi sottovalutare il fatto che alle udienze la controparte, in particolare le amministrazioni municipali, presentano una difesa d’ufficio poco aggressiva. Con discrete possibilità di successo se ci sono oggettive motivazioni per contestare la sanzione, poiché il Giudice di Pace effettua una valutazione distaccata, senza l’influenza del momento della rilevazione».

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