É difficile spiegare a un profano cosa siano i test match di rugby. Poichè non fanno parte di un torneo o di un campionato, nel linguaggio corrente del calcio verrebbero etichettati come «amichevoli», incontri senza troppa importanza, gare in cui sperimentare, fare esperienza e tirare su qualche soldo. Ma nel rugby le cose stanno diversamente. Perchè i test match, come dice peraltro il nome, sono quelli in cui due squadre si misurano faccia a faccia, senza i tatticismi dei lunghi tornei, solo per capire chi dei due è il più forte. Per decenni il rugby internazionale è vissuto soprattutto di test match, e tutt'ora i grandi club a inviti - come i Lions o i Barbarians - si esprimono solo attraverso di essi.
Così i test match autunnali che l'Italia del rugby affronta ormai abitualmente sono il vero banco di prova per lo stato di salute della pallaovale nostrana. Certo, sullo sfondo ormai - nel rugby del business e della globalizzazione - ci sono i cosiddetti «grandi eventi»: il Sei Nazioni, e soprattutto la Coppa del Mondo, che l'anno prossimo si terrà in Nuova Zelanda. Ma è proprio in vista di quegli appuntamenti che i test match novembrini disputati finora dagli azzurri faticano a indurre all'ottimismo. Ormai è l'Italia a cui tutti, nel mondo ovale, si sono abituati: volonterosa, caparbia. Ma irremediabilmente fragile nei momenti decisivi della partita e, di conseguenza, mai pericolosa. Lo si è visto drammaticamente a Verona contro l'Argentina, e lo si è rivisto a Firenze contro l'Australia: dove il frettoloso turnover deciso da Nick Mallett non ha dato (e non poteva dare, ragionevolmente) risposte confortanti. E per la prima volta a pesare negativamente sulla bilancia c'è anche la crisi di visibilità: per la prima volta si sono visti larghi spazi vuoti sulle tribune, e gli ascolti delle dirette tivù hanno tutti il segno negativo. Per dirla in sintesi, gli italiani si sono stufati di vedere l'Italia perdere.
Sabato prossimo a Modena l'ultima prova, quella che non si può non vincere: le Isole Fiji, arcipelago disperso nel Pacifico, di discreta tradizione rugbistica ma da sempre cannibalizzato dalle nazionali maggiori della zona. Le Fiji sono alla nostra portata, sono dietro di noi nel rank internazionale, l'ultima volta che le abbiamo incontrate (a Monza, sotto la neve) le abbiamo battute agevolmente. Ma per l'Italia pasticciona vista negli ultimi weekend non esistono partite semplici.
Oggi Carlo Orlandi, assistant coach degli Azzurri e responsabile degli avanti, ha analizzato oggi la partita persa a Firenze contro l'Australia e, incontrando i media nell'abituale incontro del lunedì, tracciato la rotta verso la sfida di Modena contro il XV del Sud Pacifico, reduce da un convincente pareggio per 16-16 in casa del Galles.
«Con l'Argentina avevamo avuto una conquista molto efficace - ha detto il tecnico piacentino - ma non avevamo saputo sfruttare con la massima efficacia i nostri possessi. Contro l'Australia abbiamo avuto più difficoltà in rimessa laterale, ma la mischia ordinata è stata di enorme aiuto alla squadra nell'economia generale del match, conquistando numerose punizioni a favore soprattutto nel primo tempo».
Nel secondo tempo, invece, sono state molte le penalità fischiate dal direttore di gara nei confronti degli avanti azzurri: «Nel primo tempo l'Australia ha commesso quattro penalità sanzionate dall'arbitro nei primi nove minuti: penso potesse starci un cartellino giallo per i Wallabies. Complessivamente, su dodici mischie con nostra introduzione non siamo mai riusciti a sviluppare il gioco con un punto d'incontro successivo: l'Australia ha sempre rotto il nostro gioco dopo una mischia».
Le Fiji, battute 32-14 dalla Francia il 13 novembre, hanno fermato sul 16-16 il Galles a Cardiff venerdì sera: «Non sono Fiji più forti di quanto pensassimo, ma sicuramente stanno giocando un rugby più intelligente che in passato, non prendono rischi nella loro metà campo e hanno come sempre delle grandi individualità, ma l'organizzazione generale non è particolarmente marcata. Da parte nostra dovremo avere buoni palloni per i nostri attacchi, giocare con tanta organizzazione e non avere fretta di segnare, ma costruire la nostra vittoria palla dopo palla, minuto dopo minuto».
«Credo che lo Stadio Braglia - ha concluso Orlandi - sarà pieno e sosterrà la squadra in questa gara contro le Fiji: a Verona e Firenze abbiamo avuto tanto supporto da parte del pubblico, segno che questa Nazionale piace sia agli appassionati di lungo corso che a chi, magari, si è avvicinato più di recente al nostro mondo».
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