di Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica
Politici, appalti, voci di misteriosi finanziamenti: un milione di euro, per l’esattezza. L’ultima novità giudiziaria dal fronte partenopeo si ricollega all’inchiesta Romeo, quella sull’appalto «Global service» per la manutenzione delle strade del comune di Napoli. Un terremoto giudiziario che vide il suicidio di uno degli assessori del sindaco partenopeo Rosa Russo Iervolino, Giorgio Nugnes, e l’arresto di altri quattro, due dei quali mentre erano ancora in carica. E che coinvolse anche il livello politico nazionale, con il figlio di Antonio Di Pietro intercettato e con due parlamentari indagati per i quali fu invano chiesto l’arresto:Renzo Lusetti prima Pd e ora Udc, e Italo Bocchino, all’epoca ancora in An. Del figlio di Di Pietro non s’è più saputo nulla. La posizione dei due politici è stata invece stralciata e poi archiviata, il processo per gli altri si è chiuso con l’assoluzione degli assessori e dello stesso Romeo, condannato però a due anni per corruzione, insieme all’ex provveditore alle Opere pubbliche di Campania e Molise, Mario Mautone. Ed è proprio sui rapporti tra Bocchino e l’imprenditore Alfredo Romeo che si incentra, oggi, un nuovo documento presentato alla procura di Napoli da un ex consigliere comunale napoletano della Margherita, Mauro Scarpitti, molto vicino a Nugnes.Per capire di cosa si tratta occorre rifarsi all’inchiestamadre dove Bocchino fu coinvolto per una serie di intercettazioni in cui il politico, secondo i magistrati, sembrava spendersi con l’amico imprenditore per agevolare il ritiro dal consiglio comunale di una serie di emendamenti ostruzionistici per la delibera Global service. Per esempio, il 27 marzo del 2007, gli inquirenti registrano una telefonata tra l’esponente di Fli e l’imprenditore. Secondo i pm, poi smentiti dall’evoluzione del procedimento, era indicativa di una trattativa per «ammorbidire » l’opposizione di centrodestra, anzi il gruppo di Alleanza nazionale, che aveva presentato «un’ottantina di emendamenti » per rallentare il via libera al Global service. Bocchino, che non ha mai negato l’amicizia con Romeo, da subito smentì sdegnato il ruolo che i pubblici ministeri gli avevano cucito su misura. Sostenendo con i magistrati napoletani che lo interrogarono che all’epoca dei fatti lui, nel gruppo partenopeo di An, non contava politicamente nulla. Quanto ai sospetti sull’appalto Global service, il giudizio di primo grado ha provveduto a fugarli. M a la questione sollevata adesso da Scarpitti è ben diversa. L’ex consigliere h a consegnato al p m partenopeo Giancarlo Novelli, titolare di un’inchiesta «parallela » su Nugnes e l’imprenditore Vincenzo Cotugno, una memoria relativa a un incontro che si tenne all’hotel Vesuvio nella primavera del 2005. Oltre a Scarpitti, c’erano Nugnes, un altro consigliere comunale e Cotugno. Nugnes, racconta Scarpitti, «si soffermò sulla gara del Global service (...) sui suoi rapporti con Romeo, sui rapporti stretti da quest’ultimo con Francesco Rutelli, Ciriaco De Mita, Rosa Russo Iervolino, sul delicato equilibrio che Romeo cercava di raggiungere anche con il centrodestra ». E quest’ultimo tema venne «ripreso successivamente - prosegue la memoria - durante una cena tra simpatizzanti della Margherita». A tavola Nugnes, appena nominato assessore ai Lavori pubblici, raccontò «che oramai era pronta la gara del Global service, grazie anche alla copertura politica garantita dal centrodestra, e in particolare dai buoni uffici raggiunti da Romeo con Fini, tramite Italo Bocchino». Fin qui, la sostanza è la stessa del teorema dei pm nell’inchiesta del 2008. Ma Scarpitti aggiunge qualcosa. Dice che Nugnes precisò «che un cospicuo finanziamento era stato dato a Fini per il tramite di Bocchino, contributo stabilito nel corso di una gita sulla barca di Romeo». E l’assessore morto suicida «aggiunse che proprio questo finanziamento era stato fondamentale per il riavvicinamento di Bocchino al suo presidente». Ed è ancora Scarpitti (intervistato qui a fianco, ndr ) a mettere i n relazione il presunto finanziamento, e il conseguente riavvicinamento Bocchino-Fini, con il ritiro degli «emendamenti pregiudizievoli alla delibera sul Global service». Accuse, ovviamente, tutte da dimostrare. Uno dei partecipanti a quella cena, al Giornale , conferma le parole di Scarpitti riservandosi di farsi avanti qualora il pm intenda approfondire. Ma l’imprenditore e il politico tirati in ballo dalla memoria, contattati dal Giornale , smentiscono tutto. «Scarpitti? No, non lo conosco. Quanto al resto, sono ovviamente strabiliato da tutte queste chiacchiere. Finanziamenti a partiti? Se n’è parlato solo per la Margherita, ma era una vicenda che con questa non c’entra nulla. Soldi a Bocchino assolutamente non li ho dati, non dovreste nemmeno chiedermelo, anche se apprezzo la correttezza di avermi telefonato. Direi che s i tratta d i fantasie, non s o d a chi inventate, fatte dire da un poveretto che non c’è più». Lapidario il commento di Bocchino: «Cazzate.
Soldi da Romeo? Mai avuti. Peraltro lo conosco d a anni e non credo che abbia una barca. Scarpitti, invece, non l’ho mai nemmeno sentito nominare. E N ugnes è morto. Sono cazzate che vi servono per fare un po’ d’ammuina ».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.