Contro la mafia 200 lenzuola colorate dagli studenti

Il volto di una donna. Da una parte è bellissimo, dall’altra, diventa brutto perché guarda «il mondo che non vorrei». È questa una delle lenzuola che hanno colpito di più Maria Falcone, sorella del giudice di Palermo ucciso venti anni fa dalla mafia. Perché parla di speranza, «perché - è convinta - i ragazzi devono credere che il mondo può cambiare». Già. «Gli uomini passano ma le idee no», le ha fatto eco una delle studentesse che hanno partecipato all’iniziativa realizzata dalla Fondazione Falcone, scandendo così le parole che amava ripetere il magistrato palermitano. Sono state 800 le scuole in Italia che hanno colorato le lenzuola bianche con «Il mondo che vorrei». Venti anni fa dopo la strade di Capaci, migliaia di cittadini appesero alle finestre come simbolo di legalità e di impegno un lenzuolo bianco. Oggi su 2500 lenzuola ci sono le speranze e i sogni dei ragazzi dalle elementari alle superiori di tutta Italia. Circa 200 tra questi coloratissimi teli sono esposti da ieri (fino al 27 maggio con ingresso gratuito) alla Triennale in una mostra realizzata grazie all’impegno di Mediafriends con la Fondazione Falcone che ha lavorato insieme al Ministero della pubblica istruzione. «Per cambiare la società bisogna educare i giovani ai principi di uno Stato e tra questi è fondamentale il rispetto delle regole - ha detto Maria Falcone - Dopo la sua morte aiutati anche dalle lenzuola bianche che sventolavano alle finestre mi sono chiesta che cosa potevo fare perché il patrimonio di idee di mio fratello non si perdesse. Come insegnante di diritto ho portato il mio contributo nella scuola. Con il ministero dell’istruzione abbiamo pensato a un progetto di educazione alla legalità che ogni anno sfocia in una giornata, il 23 maggio, che conclude il percorso di un anno. Lo scorso anno abbiamo lanciato questa iniziativa». Ora i risultati sono sotto gli occhi di tutti in una mostra piena di colori che «rende la speranza in un momento come questo in cui guardando in avanti si tende a essere pessimisti», ha commentato Claudio De Albertis, presidente della Triennale. «Tutti devono riconoscere la legalità come valore e le istituzioni devono garantire il rispetto delle regole», ha aggiunto. A raccogliere il monito c’era il ministro per l’Ambiente Corrado Clini. «Il legame tra ambiente e mafia è nella gestione dei rifiuti - ha spiegato - Sappiamo bene come funziona. Si creano le emergenze, le strade si riempiono di rifiuti. Non si riescono a realizzare gli impianti, così arrivano le mani nere delle mafie che sgombrano tutto. Il modo di sconfiggere le ecomafie è quello di governare bene. E di aiutare in questo senso Comuni e Regioni».

A dare un segnale forte ai giovani nell’occasione è stato presentato anche un cortometraggio prodotto dalla SanMarco dal titolo «Graffiti» interpretato da Roul Bova che parla ai giovani e incita «Drogati di vita non di violenza, drogati di speranza e di pazienza».

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