Controllo Una «Casa» senza uscite

Il controllo di un Paese passa soprattutto dal controllo della sua cultura. Lo sapevano bene i Barbudos di Fidel Castro. A soli quattro mesi dal trionfo della rivoluzione comunista, infatti, il governo dell’Avana creò con la legge 299 del 28 aprile 1959 la Casa de las Américas. Si trattava e si tratta di un’istituzione con personalità giuridica propria che ha come scopo dichiarato quello di «realizzare attività di carattere non governativo, indirizzate a sviluppare e ampliare le relazioni socioculturali con i popoli dell’america Latina, dei Caraibi e del resto del mondo». In realtà, grazie soprattutto all’omonima rivista la Casa controlla e indirizza tutta la vita culturale ufficiale di Cuba. Gli autori vicini al regime usufruiscono di premi e spazi di pubblicazione. Chi si discosta dalla linea dettata dalla rivista nel migliore dei casi viene isolato e dimenticato. Ma il ruolo della Casa non è solo di controllo interno delle intelligenze. Quando tutti i governi dell’America latina a eccezione del Messico ruppero i rapporti diplomatici con Cuba, quest’istituzione contribuì con una vivace azione di propaganda a diffondere le «opere rivoluzionarie» nel resto del continente. La presidenza della Casa de las Américas è quidi uno dei ruoli più ambiti dagli intellettuali graditi al regime.

La prima direttrice è stata Haydee Santamaría (1923-1980). Dopo la sua morte le è subentrato il pittore Mariano Rodríguez (1912-1990), che ha mantenuto l’incarico sino al 1986. Ora a capo dell’istituzione c’è il poeta e saggista Roberto Fernández Retamar (nella foto sopra).

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