I fatti. Sabato scorso unintervista dellUnità al neo sindaco Giuliano Pisapia con fotona in prima pagina e titolone di richiamo tra virgolette («Poteri occulti contro di me»). Allinterno il testo con altra foto e altre virgolette nel titolo («La mia battaglia contro i poteri occulti»). Il giorno dopo arriva la brusca tirata dorecchi del Corriere della Sera. Ed è una novità per un quotidiano che fino a quel momento non aveva certo mostrato particolare ostilità per il nuovo inquilino di Palazzo Marino. «Un quadro, le trame. Ma a Milano si governi», il puntuto corsivo firmato da Giangiacomo Schiavi. Velenoso gia nel sommario al titolo che è unefficace polaroid delle prime settimane («Più imposte, liti sul Quarto Stato, accuse di fantomatici complotti»). Un chiaro riferimento a quellaccusa di essere nel mirino, presa poco sul serio anche nellintervista a Piero Bassetti. Classe 1928, atleta olimpico, ex deputato e primo presidente della Lombardia. «I poteri forti? Ci sono da sempre. Basta scegliere quelli buoni». Fulminante nel titolo e soprattutto nella prima riga: «Bisogna aiutarlo...». Come a dire poverino. Ma anche a seguire. «Se Pisapia crede nellalibi dei poteri forti, beh, francamente ci delude». E se lo dice Bassetti cè da credergli. Dato che proprio lui ha messo in piedi il «Gruppo 51» dellautodefinitasi avanguardia della borghesia illuminata.
Ieri nuova puntata. Ferito nellorgoglio, Pisapia scrive al Corriere. Per ritrattare. «Quanto ai poteri forti, forse mi sono espresso male e voglio tranquillizzare tutti, non sono diventato un dietrologo». Bene. E allora? «Mi sono limitato a rispondere a una specifica domanda e ho affermato che attorno al Comune di Milano ci sono interessi economici molto rilevanti ed è evidente che alcuni soggetti stiano guardando con attenzione alle nostre scelte che hanno un solo obiettivo: il bene di milanesi». Eppure sembrava di aver capito bene. Le parole erano chiare nello stile asciutto e concreto di Pisapia che di mestiere fa lavvocato. E con le arringhe ci sa fare. «I poteri che contano - aveva spiegato chiaramente nellintervista allUnità - si stanno progressivamente sganciando da Berlusconi, sono quelli storici della finanza, delle banche, delleditoria, certi immobiliaristi e costruttori che hanno sempre fatto quello che hanno voluto e che oggi, per la prima volta dopo ventanni, temono per i loro interessi». Perché «non vogliono perdere affari e profitti». Domanda: «Pisapia, lei ha già sentito lattacco di questi poteri?». Risposta: «Certo, lo vedo chiaramente». A esser maliziosi si potrebbe ricordare che proprio finanza, banche, editoria e immobiliaristi sono ben rappresentati nel consiglio di amministrazione del Corriere. E ieri Pisapia smentisce se stesso, quasi a volere metter la cenere sullalzata di capo. Tanto spontanea quanto sincera. E Pisapia, per quel che sè visto, è uomo spontaneo e sincero. E allora perché ritrattare? Perché rinunciare a quella spontaneità. Perché dire di non aver voluto dire quello che invece è chiaro volesse dire?
Per quanto riguarda il «bene dei milanesi», se ne trova traccia nella medesima lettera. Chiarito che allo spostamento del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo ha «dedicato non più di due minuti», smontando ancora una volta una battaglia dellassessore alla Cultura Stefano Boeri, Pisapia striglia anche lala sinistra della sua coalizione e i compagni di Sel dicendo, come da impegno della Moratti, che «lExpo è una delle poche occasioni di crescita e sviluppo economico per il nostro Paese». Poi la difesa dufficio sulle nuove tasse e laumento del biglietto Atm.
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