Galeotto bigliettino. Finisce male per due aspiranti magistrati. E cerbero il vigilante che li ha «beccati» a copiare allesame, e che senza pietà li ha additati davanti agli altri quattromila candidati e alla commissione tutta. Morale, espulsi con disonore.
Mica uno scherzo. Immaginate la scena. Mercoledì mattina, ciclopico hangar della Fiera di Rho, migliaia di esaminandi in fila allingresso. In una mano il documento di identità, nellaltra il panico. Sono tre anni che aspettano il concorso per diventare giudici o Pm. In undicimila si sono iscritti. Solo a Milano. A Roma ce ne sono quasi altrettanti. Alle fine se ne presentano 4mila. Il tutto, per conquistare uno dei 380 posti disponibili in tutta Italia. Una prova che dura due giorni. Dentro o fuori. Della serie, mors tua...
Mezzogiorno. Si entra. Vietati cellulari, computer, libri. Solo la farina del sacco. Primo giorno, viene estratta la traccia della prova. Diritto civile, penale, o amministrativo. Praticamente un terno al lotto. Esce amministrativo. In cinquecento si alzano e abbandonano ancora prima di cominciare. Il secondo, a lasciare sono altri seicento. Chi resta sbuffa, chino sullelaborato.
Poi cè quello più furbo. Che non ha libri o cellulari, ma latlante giudiziario fotocopiato su francobolli se lè nascosto nelle mutande. Seduto nel mucchio, lontano da occhi indiscreti. In due ci provano.
È andata male. Molto male. Tardo pomeriggio, nellhangar della speranza.
Copiavano al concorso per giudici
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