Roma

Una coppia rom costringeva i sette figli a prostituirsi

Patricia Tagliaferri

Se provavano a ribellarsi venivano pestati e relegati per giorni nel «buco», una piccola e buia grotta sbarrata da un cancello. Difficile sottrarsi agli abusi dei loro genitori-aguzzini, che per cinque anni li hanno fatti prostituire, facendoli partecipare a festini e cedendoli ai pedofili in cambio di pochi spiccioli e un po’ di droga. Un’infanzia segnata per sempre quella di sette fratelli, tre maschi e quattro femmine, che dal 2000 al 2005, quando avevano un’età compresa tra i 5 e i 10 anni, sono stati costretti a subire ogni tipo di violenza fisica e psicologica dietro all’attenta regia di un padre e una madre senza scrupoli, entrambe rom di origine slava. Ora i due genitori, di 45 anni, sono stati arrestati con l’accusa di violenza sessuale su minore, sfruttamento della prostituzione minorile e riduzione in schiavitù. Stessa sorte per un pregiudicato italiano di 53 anni che forniva cocaina alla coppia ottenendo in cambio i «servizi» dei loro figli. Lo spacciatore faceva anche da tramite tra i suoi clienti e i due rom: a chi cedeva la droga consigliava di rivolgersi ai coniugi slavi per avere rapporti con i bambini. Nel tempo libero da «impegni» di natura sessuale i poveretti venivano mandati in strada a mendicare ai semafori del Tiburtino, del Nomentano e di Montesacro.
Questa squallida storia è venuta alla luce grazie alla testimonianza della vittima più giovane, di appena 5 anni, che ha trovato il coraggio di parlare degli abusi subiti da lui e dai suoi fratelli. Le indagini dei carabinieri del Nucleo operativo, con pedinamenti ed intercettazioni, hanno permesso di ricostruire l’orrore vissuto dai sette bambini (la più grande oggi ha 16 anni, il più piccolo 9, ndr) consentendo ai pm Maria Monteleone e Adriano Iasillo di chiedere ed ottenere tre ordinanze di custodia cautelare in carcere. Quanto ai fratelli, già lo scorso anno erano stati tolti ai genitori perché vivevano in una situazione di massimo degrado e affidati a case famiglia del Comune, dalle quali la coppia ha in più occasioni provato a portarli via, anche cercando di farli fuggire.
La famiglia rom abitava nel campo nomadi, oggi dismesso, in via Cortina, nella zona di Casal Bruciato. La coppia, emarginata dalla comunità di appartenenza, aveva continuato a vivere in quello che una volta era uno dei più grandi accampamenti della capitale anche dopo lo sgombero. È in quella zona che un anno fa un anziano signore era stato sorpreso e arrestato mentre adescava un minore che chiedeva l’elemosina e, dopo vari tentativi, provava a violentarlo. In casa sua erano state rinvenute foto e filmini che lo ritraevano mentre aveva rapporti con altri piccoli rom. Per questo episodio l’uomo è stato condannato in primo e secondo grado a tre anni e sei mesi, ma è libero in attesa della Cassazione.
La coppia costringeva i figli a prostituirsi non solo nel campo nomadi di Casal Bruciato, ma anche in «trasferta», nel corso di festini organizzati in Toscana (anche in un’isola dell’arcipelago toscano) e in Piemonte, dove i protagonisti erano proprio loro. Il tutto, sempre, in cambio di compensi minimi. I carabinieri hanno anche accertato violenze fisiche a danno dei bambini, a volte pestati con tubi di gomma, bastoni e cavi elettrici. Ma l’indagine non si ferma qui. Si cerca ora di identificare altre vittime: sono emersi infatti altri abusi compiuti su decine di bambini, probabilmente anche italiani.

I magistrati hanno indagato anche altre sei persone, «clienti» romani della coppia.

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