Roma

Coppie di fatto, il centrosinistra si spacca

Andrea Cuomo

Le due anime del centrosinistra remano in direzioni opposte sui Pacs per le coppie di fatto. Dalle parti della Pisana c’è chi insiste, chi fa dei distinguo e chi taglia corto: i Pacs no pasaràn. Tra questi ultimi esemplare l’atteggiamento dell’assessore regionale agli Affari istituzionali, il mastelliano Regino Brachetti: «Per quanto ci riguarda, siamo pronti a parlare del riconoscimento di alcune prerogative per le unioni di fatto, senza distinzioni o pregiudizi. Ma resta ben inteso che per noi l’unica famiglia è quella naturale, riconosciuta come tale dalla Carta costituzionale, formata da un uomo e da una donna e dai loro figli, siano questi generati o adottati». Una posizione «sposata» (è proprio il caso di dire) dai compagni di partito, i consiglieri comunali Mirko Coratti («una questione davvero imbarazzante che va nettamente contro i principi ispiratori della nostra azione politica») e Claudio Santini («Ogni iniziativa che si vorrà proporre al consiglio comunale di Roma tesa a lacerare la famiglia fondata sul matrimonio mediante il riconoscimento di situazioni di fatto e proprio perché tali estranee al diritto assimilabili al consorzio familiare, troverà nei consiglieri capitolini dell’Udeur i più fermi e rigorosi oppositori») e dal consigliere regionale della Margherita Giorgio Moscardelli («È necessario che intervengano i gruppi consiliari di maggioranza per un confronto sereno e costruttivo, senza fughe in avanti o la spendita del nome del governo regionale su una materia che non rientra nel programma del centrosinistra»).
Insomma, nell’ala cattolica e centrista dell’Unione c’è chi è pronto a dare battaglia in difesa della famiglia tradizionale. E battaglia sarà, se è vero che a sinistra qualcuno è davvero convinto che il Lazio possa diventare una regione modello per l’introduzione dei Pacs, una piccola Spagna. La «locomotiva d’Italia», come si augura Arcigay. «La Regione Lazio avrà un ruolo anticipatore - garantisce l’assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri -. Del resto è necessario sanare una ferita, quella inferta dalla legge Storace che discriminava le coppie di fatto». Alla fine il bersaglio non può che essere l’ex governatore, come sottolinea anche l’assessore regionale alla Cultura Giulia Rodano, che fissa un primo paletto: Pacs o non Pacs, «dobbiamo tornare intanto al livello di civiltà cui si era arrivati prima che la Giunta di centrodestra cancellasse la legge approvata dalla Regione Lazio. Una legge civilissima perché riconosceva alla coppie di fatto diritti e doveri e, allo stesso tempo, la uguale capacità delle famiglie fondate sul matrimonio di contribuire, sul piano dell’assistenza e della solidarietà, alla partecipazione della coesione sociale». Sulla stessa linea i diessini Giuseppe Parroncini e Carlo Lucherini, rispettivamente capogruppo e consigliere regionale: «La tutela che offre la Regione ai cittadini deve prescindere da un giudizio morale: proprio il contrario di quello che fa la legge sulla famiglia voluta da Storace, una legge sbagliata, contro la quale ci siamo battuti nella scorsa legislatura e che adesso abbiamo il dovere di cambiare».

Tra gli altri consiglieri diessini, uno, Pino Galeota, parla di «polemiche da Medioevo» e un altro, Enzo Foschi, invita gli esponenti dell’opposizione a rivolgersi a «uno psicanalista», per aver affermato che «regolarizzare le coppie di fatto con i Pacs significa indebolire gli aiuti alle famiglie tradizionali».

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