Il coraggio di dire quei «no» a Monti

C’è chi dice no. Persino all’uomo e al governo che raccolgono più «sì» nella fiducia, record della storia italiana.
E, stavolta, non sono rudi leghisti, trucidi lettori del Giornale che si riuniscono al teatro della Gioventù o muscolari del Pdl come Matteo Rosso, Gianni Plinio o Marco Melgrati. Stavolta, i «no» sono ancora più pesanti, perché arrivano da persone che, nella geografia del bipolarismo malato, sarebbero schierati a sinistra. Ma basta conoscerli - e i nostri lettori sono abituati a conoscerli - per sapere che il segretario regionale dell’Api rutelliana Gibì Pittaluga e il tesoriere regionale del Pd Giovanni Raggi tutto sono fuor che pericolosi bolscevichi e che, anzi, la militanza non impedisce loro di essere infettati dal virus benefico del pensiero liberale.
Eppure, nonostante la principale ragione sociale attuale dell’Api sia quella di appoggiare il governo Monti e nonostante il Pd sia pieno di fans sfegatati dei professori, il Pitta e Raggi non mandano il cervello all’ammasso e spiegano punto per punto le misure della manovra che li deludono.
Documentatissimi, peraltro. Il Pitta - già assessore al Bilancio prima con il centrodestra di Biasotti e poi con il centrosinistra di Burlando, capace di discutere e anche litigare con tutti e due, segno di grande onestà intellettuale - parla come un libro, però più chiaro. E ti fa capire l’economia come pochi altri. Non a caso Duccio Garrone e Paolo Corradi l’hanno chiamato alla Fondazione Garrone per i master di politica economica. E non a caso se chiedete agli studenti dell’Università di Genova qual è il prof che spiega meglio la sua materia, il Pitta prende quasi un plebiscito. Più che alle elezioni, dove peraltro ha avuto la correttezza di andarsi a prendere le preferenze dopo aver cambiato schieramento, anziché dare lezioni di moralità ed etica dopo aver preso i voti da una parte per portarli dall’altra.
Raggi è secchione persino fisiognomicamente, rivalutazione vivente delle tesi di Cesare Lombroso sulla corrispondenza di volti e personalità. Ecco, Raggi, per di più, ha la faccia da persona perbene. Arriva in redazione con il computer su cui ha scaricato il testo integrale del decreto, pronto a scarnificare ogni comma, virgola e punto del lavoro dei professori.


Per riferire tutto quello che hanno detto contro la manovra - da simpatizzanti o quantomeno da oppositori non pregiudiziali del governo Monti - servirebbe un supplemento illustrato, con tanto di emoticons con le faccine. Io provo a farvi un minimo di riassunto, partendo dal punto centrale: la mancanza di risparmi strutturali. (...)

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