Chiedere asilo politico a quello che è considerato uno dei regimi più repressivo del mondo per non «diventare carne da macello dei militari capitalisti». Questa la presunta strategia di un cittadino americano entrato illegalmente lunedì scorso in Corea del Nord e subito arrestato. La notizia, riportata dal quotidiano sudcoreano Dong-a Ilbo, non trova ancora conferme ufficiali. Si potrebbe trattare dell'ennesima provocazione del Caro leader Kim Jong-il nel momento in cui gli Stati Uniti stanno tentando con ogni mezzo di riavviare i dialoghi a sei sul programma nucleare di Pyongyang.
Secondo il giornale, che cita una fonte anonima nel nord, l'americano ha chiesto asilo per potersi mettere «a servizio dell'armata nordcoreana». Il misterioso disertore, di circa 28 anni di età, avrebbe passato il confine attraverso il tratto cinese del fiume Tuman, che in questi giorni è completamente ghiacciato, entrando nella regione nordcoreana di Onsong.
L'intelligence sudcoreana ha preso le distanze dalla notizia, mentre l'ambasciata Usa a Seul fa sapere di non avere informazioni ulteriori sul caso. Tramite la rappresentanza diplomatica svedese a Pyongyang - che fa gli interessi americani nel Paese, in assenza di relazioni diplomatiche tra Usa e il Corea del Nord - Washington sta tentando di incontrare il detenuto. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, garantisce che la vicenda è già oggetto di indagine, ma conferma che dell'uomo non si sa nulla.
Si tratta del secondo cittadino Usa, in un mese, a finire nelle mani del regime militare. Il primo "intruso", un missionario cristiano di nome Robert Park, era stato fermato il giorno di Natale dopo essere entrato nel Paese con fini altrettanto strani. Di origini coreane, Park voleva chiedere a Kim Jong-il di "pentirsi" per i suoi peccati e liberare i nordcoreani dalla schiavitù.
Mentre solo un mese fa il regime auspicava la fine delle relazioni ostili con gli Stati Uniti, i due arresti fanno salire la tensione tra i due Paesi.
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