Cornigliano si ribella alle esplosioni

I cittadini dicono no agli ordigni per demolire l’altoforno: «Sono troppi i pericoli per la salute»

La prima volta - dicono - è stato un blitz, annunciato solo nel momento in cui avveniva. Ma una seconda volta non ci sarà. Lo promettono gi abitanti di Cornigliano che dicono no alla demolizione dell’altoforno con l’esplosivo come avvenuto il 5 ottobre scorso. Il motivo? «L’esplosione libera nell’aria materiali tossici e potenzialmente cancerogeni - sostiene Cristina Pozzi presidente dell’associazione «Per Cornigliano » - e dunque abbiamo già presentato un esposto ai carabinieri del Noe, nucleo operativo ecologico. Nessuno ha pensato ad avvertire la popolazione di Cornigliano e solo dai giornali abbiamo appreso che sono previste altre tre esplosioni del genere».
Ma i cittadini di Cornigliano adesso non ne possono più. E si appellano alle istituzioni per chiedere un intervento di tutela della salute degli abitanti e dei lavoratori che sono impegnati nelle operazioni. «È chiaro che la logica di fare esplodere l’altoforno è legata soltanto al risparmio perché demolirlo pezzo a pezzo costa di più - dice la Pozzi -. Tuttavia ci chiediamo come sia possibile che nessuna istituzione pensi realmente alla salute della gente». Secondo gli esperti dell’Associazione «Per Cornigliano», infatti, il rischio è alto: qualunque altoforno, si legge in nella nota della Pozzi - è rivestito all’interno di materiali refrattari a base di ossidi di alluminio e magnesio che, a loro volta, dopo l’uso di decenni, vengono ricoperti da uno strato di sostanze catramose quali idrocarburi policiclici aromatici, particolati metallici, manganese e ossidi metallici.

E queste particelle, come si vede nelle foto dello scoppio, si sono disperse come polveri nell’aria. «Senza considerare - dice Cristina Pozzi - che la costruzione di un altoforno come quello di Cornigliano, risale a un periodo storico in cui si faceva ampio uso di amianto».

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