Coro da Milano a Bari: sciopero Bondi: "Scelta irresponsabile"

Il mondo della lirica reagisce duramente alla firma del presidente della Repubblica sul decreto legge che riforma il settore. Il San Carlo di Napoli, la Fenice di Venezia, il Carlo Felice di Genova, l’Opera e l’accademia Santa Cecilia a Roma, il Regio di Torino, per finire con il Petruzzelli di Bari e la Scala di Milano: tutti in sciopero

Coro da Milano a Bari: sciopero Bondi: "Scelta irresponsabile"

Si incrociano le ugole, si smettono i fuseaux. Il mondo della lirica reagisce duramente alla firma del presidente della Repubblica sul decreto legge che riforma il settore. Il San Carlo di Napoli, la Fenice di Venezia, il Carlo Felice di Genova, l’Opera e l’accademia Santa Cecilia a Roma, il Regio di Torino, per finire con il Petruzzelli di Bari e la Scala di Milano: tutti in sciopero.
La ribellione, guidata dalle sigle sindacali, ha trovato subito la forte reazione di Sandro Bondi: «Scelte irresponsabili che annullano spettacoli importanti e rivelano mancanza di rispetto per il pubblico», le bolla il ministro. E il sottosegretario Francesco Giro: «Noi stiamo lavorando per tenere aperti i teatri e per dare un futuro alle fondazioni lirico-sinfoniche. Altrimenti non sarà lo sciopero dei sindacati a chiuderli ma il debito milionario che li opprime».
Il muro contro muro - nonostante il tavolo di concertazione con le parti sociali già fissato per il 6 maggio - è dunque inevitabile e subito l’opposizione si getta nella mischia con Vincenzo Vita, del Pd, che rimprovera a Bondi di «non essere stato aperto al confronto e di non rispettare i lavoratori».
Tuttavia, il mondo delle fondazioni e dei grandi teatri non è così compatto come sembra. La crisi del settore è talmente pesante, annosa ed innegabile che qualche voce si alza sopra il coro di indignazione da parte delle sigle sindacali. Una di queste è quella di Marco Tutino, soprintendente del Teatro Comunale di Bologna e presidente dell’associazione nazionale fondazioni lirico-sinfoniche: «Gli atti del capo dello Stato - spiega - si rispettano e non si giudicano. Il giudizio sul decreto, invece, rimane in sospeso». Netta invece la presa di posizione sugli scioperi: «Sono un danno per i lavoratori, una risposta sbagliata. La verità è che le nostre fondazioni sono in crisi indissolubile, ma non bisogna penalizzare le retribuzioni e la stabilità dei lavoratori».
Ed è appunto questa l’accusa mossa da Silvano Conti, di Slc-Cgil: «Un decreto distruttivo per il lavoro e per nulla riformatore». Lanciando gli scioperi a tappeto, Conti preannuncia anche «una manifestazione nazionale il 17 maggio, con i membri della commissione Cultura della Camera».

Le rimostranze, inerenti soprattutto il blocco delle assunzioni fino al 2012 e il taglio del 50% del trattamento economico aggiuntivo, vertono sul «metodo» (la decretazione, provvedimento la cui urgenza non è condivisa dai sindacati) e sul «merito»: il sasso nello stagno che smuove le acque stagnanti della lirica italiana, cambiando anche i criteri di finanziamento pubblico.

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