«È proprio vero, come dice Papa Francesco, che quando uno si macchia di un delitto non si potrà mai più smacchiare»: Fabrizio Corona (nella foto) in aula si è difeso davanti ai giudici della Prima sezione penale. L'ex fotografo per oltre mezz'ora ha fatto dichiarazioni spontanee.
Corona è a processo con la ex collaboratrice Francesca Persi per i 2,6 milioni di euro in contanti trovati in parte in un controsoffitto in parte in cassette di sicurezza in Austria. Nel corso dell'intervento l'imputato ha usato toni concitati. Ha citato, tra gli altri, il primo presidente della Corte di cassazione Giovanni Canzio, che di recente «ha detto che non bisogna fare processi mediatici». Non sono mancati gli affondi a Squadra mobile e Procura. «Nella vita mi era capitato di tutto - ha aggiunto Corona - ma non la Dda e l'omicidio. Ora mi è capitata la Dda, mi manca solo l'omicidio». Poi la ricostruzione sul denaro: ha raccontato di essere stato avvicinato dall'ex calciatore Giovanni Sculli, che gli ha chiesto 50mila euro «perché gli avevano bloccato tutti i conti con le inchieste sul calcio scommesse». A quel punto Persi, che aveva assistito alla scena, «si è spaventata tantissimo». Persi temeva che qualcuno le entrasse in casa e non volle più custodire i soldi. Sculli? «Sono andato in Questura a denunciare» la tentata estorsione e sono «finito indagato».
In mattinata Liliana Ciman, della sezione criminalità organizzata della Mobile, aveva spiegato che dopo l'episodio della bomba carta sotto casa sua, «non risultano contatti di Corona con la criminalità organizzata». Anche se, ha concluso, della provenienza del denaro nascosto «si è occupato un altro ufficio».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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