Abbonati a ilGiornale PDF Premium
potrai consultarlo su PC e su iPad:
25 euro per il mensile
120 euro per il semestrale
175 euro per l'annuale
Corpora, il cromatismo luminoso dellinfinito
Tommaso Casini
Quello di Antonio Corpora fu un irrefrenabile incontro lirico con il mondo del colore. Accese e mediterranee, decise e intense, le cromie di Corpora collocano la sua pittura tra le più luminose del 900. Non a caso era nato nel 1909, a Tunisi.
A un anno dalla sua scomparsa, il Museo del Corso gli rende omaggio con una mostra antologica - inaugurata ieri durante la Notte Bianca - e che porta il suggestivo titolo de La vertigine dell'infinito.
Lesposizione raccoglie un centinaio tra dipinti e acquarelli, realizzati dal 1938 al 2002. Artista allinizio nomade fece tappa nel 1930 a Firenze dove espose per la prima volta. Ma, come tanti della sua generazione, fu a Parigi che prese contatto con lavanguardia internazionale, Picasso, Matisse, soprattutto. Rientrato in Italia conobbe nel 34 i pittori non figurativi che si raccoglievano intorno alla galleria del «Milione» a Milano, esponendovi nel 39 e legandosi a Fontana, Licini, Reggiani, Belli.
La figura di Corpora fu tra gli ispiratori di quel «Fronte Nuovo delle Arti», nato nel 47, e poi del nuovo gruppo «Otto Pittori Italiani» - Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova - ispirato da Lionello Venturi. Il gruppo neocubista fu tra i primi a proporre, in termini polemici, la necessità di uno sganciamento dai moduli ormai inattuali della pittura precedente, che generò un movimento di energica opposizione a quella che era stata larte del cosiddetto «Novecento Italiano».
Lesauriente mostra romana, curata da Floriano De Santi, che ha realizzato recentemente, per conto dell'Archivio Corpora di Roma, i cataloghi generali dellopera del maestro, offre una panoramica della principale produzione del Corpora figurativo della fine degli anni 30, dal sapore fauve, sino agli ultimi acquerelli informali, evocativi e turneriani dellultimo periodo. Il percorso tra le decine di opere si snoda quindi dalle origini, con lo splendido Il Pincio del 38, alle nature morte degli anni della guerra, a quelli del dopoguerra lungo tutti gli anni Sessanta durante i quali Corpora sviluppa la sua ricerca iconica, giungendo al culmine del processo espressivo negli anni 1966-67 con le impressionanti tele materiche L'ultima pianta e Spazio verde.
Laerea qualità della sua pittura evoca i momenti ascensionali dell'invenzione fantasmagorica, che, citando il filosofo Bachelard, è sempre immaginazione di materia e di colore atmosferico. Corpora in questo registro di sintagmi policromi trovò una specie di sigillo col quale connotò la sua attenzione scrupolosa e la sua purezza intuitiva. Dagli anni Settanta in poi il suo informale sui generis è acceso dallebrezza sensoriale, dallestasi neoromantica, dalla riscoperta di Turner e Monet, alimentati da una fulgida immaginazione. Utilizzò lolio, lacrilico, le tecniche miste con colori squillanti, luci violente, forme deflagranti: il rosso delle foglie delle viti autunnali, delle foglie degli aceri, degli incendi, in capolavori quali La riva del lago 77 (che richiama a Pollock); Omaggio a Turner dell82, Luce nuova dell83 e Nella mente pittura dell85 (dipinti quasi tutti esposti nellantologica della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma dell88).
Consapevole che «tutti i colori sono morti se privi di energia» - così scrisse Corpora, che fu anche teorico - a tratti la tensione lirica della sua pittura ci pare che travalichi gli archetipi visivi per irrompere in una musicalità di luce-colore riuscendo a rivelare il suono di questa, giustamente definita, «corporiana vertigine dellinfinito».
Museo del Corso, via del Corso, 320. Tutti i giorni ore 10 - 20, fino al 22 ottobre.
Quello di Antonio Corpora fu un irrefrenabile incontro lirico con il mondo del colore. Accese e mediterranee, decise e intense, le cromie di Corpora collocano la sua pittura tra le più luminose del 900. Non a caso era nato nel 1909, a Tunisi.
A un anno dalla sua scomparsa, il Museo del Corso gli rende omaggio con una mostra antologica - inaugurata ieri durante la Notte Bianca - e che porta il suggestivo titolo de La vertigine dell'infinito.
Lesposizione raccoglie un centinaio tra dipinti e acquarelli, realizzati dal 1938 al 2002. Artista allinizio nomade fece tappa nel 1930 a Firenze dove espose per la prima volta. Ma, come tanti della sua generazione, fu a Parigi che prese contatto con lavanguardia internazionale, Picasso, Matisse, soprattutto. Rientrato in Italia conobbe nel 34 i pittori non figurativi che si raccoglievano intorno alla galleria del «Milione» a Milano, esponendovi nel 39 e legandosi a Fontana, Licini, Reggiani, Belli.
La figura di Corpora fu tra gli ispiratori di quel «Fronte Nuovo delle Arti», nato nel 47, e poi del nuovo gruppo «Otto Pittori Italiani» - Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato e Vedova - ispirato da Lionello Venturi. Il gruppo neocubista fu tra i primi a proporre, in termini polemici, la necessità di uno sganciamento dai moduli ormai inattuali della pittura precedente, che generò un movimento di energica opposizione a quella che era stata larte del cosiddetto «Novecento Italiano».
Lesauriente mostra romana, curata da Floriano De Santi, che ha realizzato recentemente, per conto dell'Archivio Corpora di Roma, i cataloghi generali dellopera del maestro, offre una panoramica della principale produzione del Corpora figurativo della fine degli anni 30, dal sapore fauve, sino agli ultimi acquerelli informali, evocativi e turneriani dellultimo periodo. Il percorso tra le decine di opere si snoda quindi dalle origini, con lo splendido Il Pincio del 38, alle nature morte degli anni della guerra, a quelli del dopoguerra lungo tutti gli anni Sessanta durante i quali Corpora sviluppa la sua ricerca iconica, giungendo al culmine del processo espressivo negli anni 1966-67 con le impressionanti tele materiche L'ultima pianta e Spazio verde.
Laerea qualità della sua pittura evoca i momenti ascensionali dell'invenzione fantasmagorica, che, citando il filosofo Bachelard, è sempre immaginazione di materia e di colore atmosferico. Corpora in questo registro di sintagmi policromi trovò una specie di sigillo col quale connotò la sua attenzione scrupolosa e la sua purezza intuitiva. Dagli anni Settanta in poi il suo informale sui generis è acceso dallebrezza sensoriale, dallestasi neoromantica, dalla riscoperta di Turner e Monet, alimentati da una fulgida immaginazione. Utilizzò lolio, lacrilico, le tecniche miste con colori squillanti, luci violente, forme deflagranti: il rosso delle foglie delle viti autunnali, delle foglie degli aceri, degli incendi, in capolavori quali La riva del lago 77 (che richiama a Pollock); Omaggio a Turner dell82, Luce nuova dell83 e Nella mente pittura dell85 (dipinti quasi tutti esposti nellantologica della Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma dell88).
Consapevole che «tutti i colori sono morti se privi di energia» - così scrisse Corpora, che fu anche teorico - a tratti la tensione lirica della sua pittura ci pare che travalichi gli archetipi visivi per irrompere in una musicalità di luce-colore riuscendo a rivelare il suono di questa, giustamente definita, «corporiana vertigine dellinfinito».
Museo del Corso, via del Corso, 320. Tutti i giorni ore 10 - 20, fino al 22 ottobre.
Speciale:
I commenti saranno accettati:
Qui le norme di comportamento per esteso.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Qui le norme di comportamento per esteso.
Condividi:
Commenti: