Medicina

Come correggere il ritmo cardiaco nelle fibrillazioni

La fibrillazione atriale è la più frequente aritmia del cuore. Nella maggior parte degli ospedali italiani gli specialisti continuano ad affidarsi ai farmaci. Eppure da molti decenni nove casi su dieci possono essere risolti con interventi di ablazione. Tra i primi ad effettuare l'ablazione su pazienti affetti da fibrillazione atriale il reparto diretto da Massimo Fazzari all'ospedale di Ciriè, in provincia di Torino. Qui esiste un'Unità di cardioaritmologia con quattro medici dedicati e sei infermieri professionali, che ha cominciato nel '99 e adesso ha all'attivo 1500 interventi di ablazione. «In Italia si eseguono 4500 procedure di questo genere ogni anno - certifica il responsabile dell'Unità, Gaetano Senatore -, ma sono poche rispetto ai 750mila nuovi casi che vengono alla ribalta nello stesso lasso di tempo. Bisogna colmare il divario». Così Senatore e la sua équipe hanno deciso di organizzare seminari di formazione per medici di tutta Italia. Formazione sul campo, visto che ai colleghi apriranno le porte delle sale operatorie di Ciriè per farli assistere agli interventi. In questi giorni verranno ammessi cardiologi provenienti da Sicilia, Calabria, Emilia Romagna e Veneto. Gli «allievi» del primo seminario saranno solo cinque, ma è stata una scelta obbligata dal tipo di interazione previsto dal programma. L'intervento è affascinante. «Introduciamo alcuni sondini diretti al cuore, quasi sempre attraverso le vene della gamba - illustra Senatore -, una volta arrivati al muscolo facciamo passare una energia elettrica chiamata radiofrequenza, che riscalda la punta metallica del catetere e produce minuscole bruciature. Quelle barriere elettriche sono in grado di contrastare i cortocircuiti responsabili dell'aritmia». I sondini sono guidati dall'esterno grazie ad uno speciale computer, una apparecchiatura capace di ricostruire l'immagine del cuore in 3 dimensioni: questa specie di ologramma viene incrociato con le immagini reali della Tac. Il computer, gioiellino di ingegneria biomedica, si chiama NavX e non a caso rimanda all'idea di un navigatore satellitare, con tanto di mappe per guidare con precisione la mano dei cardiologi che non possono permettersi di sbagliare strada se vogliono ottenere una riuscita piena dell'intervento. Il risultato arriva nel novanta per cento dei casi. Ciriè è stato il primo centro al mondo a testare la validità scientifica dell'ablazione transcatetere. «I centri che operano secondo gli standard delle comunità scientifiche sono solamente una quindicina oggi in Italia - stima Senatore -, i medici debbono avere un'alta specializzazione e le strutture dotarsi di una adeguata tecnologia.

Ma ne vale la pena se pensiamo all'efficacia e al fatto che il 20 per cento degli accessi in Pronto soccorso dipende da disturbi del ritmo cardiaco, che ci sono due milioni di malati di fibrillazione atriale nel nostro Paese e che questa causa il 15 per cento di tutti gli ictus cerebrali».

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