«Le correnti figlie di chi cerca lo strappo»

Roma«Le parole di Bocchino Non aiutano certo l’avvio di un confronto costruttivo all’interno del Pdl e finiscono per rendere un pessimo servizio alle stesse posizioni politiche di Fini...» commenta amarognolo il coordinatore Pdl Sandro Bondi. Onorevole, Berlusconi sconfessa le correnti. In effetti il partito è frammentato, no?
«Frammentazione apparente che va letta come segno di consolidamento, di crescita e di rafforzamento del partito. Occorre un sovrappiù di politica e di equilibrio».
Equilibrio ma proliferano fondazioni, associazioni, circoli. Correnti mascherate? Per Berlusconi pare di sì.
«Preoccupazioni fondate ma un grande partito come il Pdl ha bisogno di due requisiti: democrazia interna e confronto politico-culturale».
E le fondazioni aiutano?
«Sì se sono luoghi di elaborazione culturale e non celino di fatto correnti, vera malattia della politica».
Farefuturo, Generazione Italia e ora anche Area Nazionale. Berlusconi è irritato per l’organizzazione della fronda finiana o anche per il moltiplicarsi di movimenti nell'area cosiddetta «lealista»?
«Non credo che il presidente Fini voglia dare vita a una corrente, anche per lui modello deteriore della vita politica, e fonte di corruzione a livello locale».
Neppure quella finiana è una corrente?
«Credo che Fini abbia l’intenzione di costruire un’area culturale all’interno del Pdl. Il problema non è questo ma il modo di condurre questo confronto. E qui si pone il problema della saggezza della politica».
Cioè a volte esagera?
«Se il modo di questo confronto è la provocazione continua, il distinguo permanente, allora questo porta alle correnti. Se il modo del confronto è equilibrato e paziente, allora diventa positivo. Fini scelga fra queste due modalità».
Perché Berlusconi ha voluto ammonire all’unità del partito proprio nel giorno del debutto di «Liberamente»?
«Perché non dobbiamo far credere, soprattutto noi che proveniamo dalla storia di Forza Italia, alla possibilità che si pensi alle correnti».
«Liberamente» non è una corrente?
«No. Noi che veniamo da Forza Italia e che non rinunceremo mai alla leadership e alle idee di Berlusconi dobbiamo essere protagonisti dell’unità e della costruzione di una nuova identità».
E come si fa?
«Rifare quello che abbiamo fatto all’inizio di Forza Italia quando abbiamo amalgamato precedenti appartenenze politiche. Io concepisco il mio impegno unicamente in questo spirito».
Possibile che la nascita di laboratori di idee filoberlusconiani sia dovuta alla pretesa di meglio rappresentare il suo pensiero?
«Se c’è questa intenzione è un peccato di superbia».
Berlusconi ha una visione del partito post novecentesca: il leader che parla direttamente agli elettori. Può funzionare anche senza Berlusconi?
«Tutta la politica moderna si organizza attraverso la forza di un leader ma ciò non comporta l’annullamento del territorio. Lo conferma il modello-Lega. Ma già Forza Italia teneva conto della leadership di Berlusconi e di un radicamento territoriale».
C’è chi mormora che i registi delle tante fondazioni, associazioni e circoli in campo, in realtà pensino al post Berlusconi. È così?
«Questo modo di pensare è indice di cattivo gusto e di cattiva politica. Non si lavora in questo modo, non si costruisce con questi pensieri».
Si dice che il Pdl sia poco organizzato sul territorio e che «bisogna fare come la Lega». È quello il modello giusto?
«Esatto: coniugare leadership e radicamento territoriale. E il radicamento sul territorio si può realizzare senza il ricorso al tesseramento, ma con nuove regole che coniughino cooptazione dall’alto e elezione dal basso attraverso una partecipazione che si avvale delle primarie».
Quanto pesa nel Pdl il retaggio culturale degli ex An che, tradizionalmente, si sono sempre divisi in correnti?
«Fra i nostri elettori questa distinzione non c’è più da tempo. Permane solo a livello dei quadri politici».
Nel Pdl convergono tante anime: la socialista, la cattolica, la liberale, la filo-leghista, quella più sociale. Come evitare spinte centrifughe?
«Attraverso il confronto politico e culturale».


Cosa dovrebbe fare Berlusconi per riconfermare il suo ruolo di collante nel partito?
«Il suo ruolo di collante, guida e creatore di consenso resta e resterà per molto tempo. Dobbiamo semplicemente lavorare al suo fianco per proseguire nella strada che abbiamo imboccato».

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