«Il Corridoio 5 non può aspettare» Gli industriali incalzano il governo

Confindustria chiede certezze e fondi per le infrastrutture. Marcegaglia: «No allo stop magari per questioni di voti»

Serena Cipolla

Confindustria dà la sveglia al governo Prodi e chiede il potenziamento delle infrastrutture. In particolare sollecita la realizzazione del corridoio 5, ovvero il progetto ferroviario dell’alta velocità che dovrebbe unire il nostro Paese all’est e all’ovest dell’Europa e senza il quale si rischia di tagliare fuori dallo sviluppo l’intero Paese. Lo hanno affermato gli industriali del Nord che hanno sollecitato il governo a intervenire con certezze e fondi sulle opere infrastrutturali.
Le associazioni territoriali degli industriali ritengono fondamentale una programmazione finanziaria e temporale chiara per realizzare il progetto ferroviario da Lisbona a Kiev e non perdere l’aggancio dei flussi economici. È quanto chiedono i presidenti delle associazioni del nord Italia di Confindustria e la vice presidente Emma Marcegaglia che auspica un cambio di marcia nella politica sulle infrastrutture: «Occorrono impegni formali del governo su tempi e risorse e il superamento di localismi e campanilismi. Non è accettabile che l’esecutivo parli di nuova fase di sviluppo per la competitività e contemporaneamente si sentano voci di stop alle opere. Per non perdere il voto dei Verdi o di altri si ferma tutto». All’incontro «Una staffetta per l’Europa» hanno partecipato in videoconferenza le associazioni industriali di Torino, Genova, Milano, Brescia, Bologna, Venezia e Trieste. Tutti gli interventi hanno sottolineato come il continuo rinvio delle decisioni, l’incertezza sui finanziamenti e dei tempi di realizzazione siano un danno per le imprese e il Paese. Lentezze che secondo la presidente di Assolombarda Diana Bracco «Se unite alla prevalenza degli interessi locali su quelli nazionali rischiano di penalizzare l’Italia. Sul Corridoio 5 il governo non puo’ tirarsi indietro». Secondo il presidente bisogna considerare che nel 2014 i Paesi dell’Europa dell’Est e la Russia produrranno il 9,4% del prodotto interno lordo mondiale: «Restare fuori sarebbe una perdita enorme - spiega - e Milano e la Lombardia hanno un motivo in più per non rinunciare al corridoio: siamo il cuore economico del Paese e rischiamo il collasso infrastrutturale. Nella nostra Regione si produce il 20% del Pil nazionale». Secondo il capo di Assolombarda il problema assumerà dimensioni maggiori se la nostra città avrà l’opportunità di ospitare l’Expo 2015 per il quale sono attesi 16 milioni di visitatori e che, nei cinque anni necessari alla preparazione dell'evento, potrebbe produrre 65mila nuovi posti di lavoro e incidere sull'economia con 13 miliardi di produzione e 7 miliardi e mezzo di valore aggiunto.


Nel 2008 Milano dovrà dimostrare di essere più attrezzata di Smirne per ospitare l'Expo e per Assolombarda essere in grado di gestire un flusso di merci e persone senza precedenti. I tempi stringono e quindi secondo gli industriali è necessario che il governo approvi rapidamente il progetto della tratta ferroviaria Milano-Verona.

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