Il Corriere s’inventa la par condicio anti Moratti

Ma l’ufficio stampa Rizzoli sfuma: «Ci hanno promesso che la faranno...»

Paolo Bracalini

da Milano

Recensione rinviata, il libro in un cassetto della redazione cultura, anche se firmato da un editorialista ed ex direttore dello stesso quotidiano, anche se pubblicato dallo stesso editore del Corriere della Sera. Il problema è che La nostra scuola, conversazione con Piero Ostellino, uscito da pochi giorni per Rizzoli, è una lunga intervista all’ex ministro dell’istruzione Letizia Moratti, candidato sindaco del centrodestra a Milano. E che, sfortunatamente, in libreria non si trovi nessun equivalente per Bruno Ferrante, candidato sindaco del centrosinistra. Così, per una strana par condicio delle recensioni, il Corriere della Sera prima rimbalza il libro dalle pagine della cultura a quelle della politica, poi, nell’imbarazzo, lo mette in frigorifero. Recensirlo e stroncare la scuola della Moratti (ma insieme Ostellino) o blandire Ostellino (ma insieme la Moratti)? Nel dubbio, aspettare.
Eppure il Corriere della Sera, ovvio, è il primo quotidiano a cui la Rizzoli ha spedito il libro di Ostellino-Moratti. Metti la casa editrice, la firma dell’editorialista storico, la Moratti in campagna elettorale, la riforma contestata: più che sufficiente per una recensione sul giornale. Peccato solo che l’ex prefetto Bruno Ferrante, sullo stesso argomento, non abbia dato alle stampe nulla, nessun titolo da mettergli come controcanto in una pagina su scuola, università e ricerca. Problema che ha preso in contropiede anche l’ufficio stampa Rcs, che dalla speranza dell’esclusiva sul primo quotidiano italiano si è ritrovato con una promessa. La Rizzoli però al telefono sfuma: «Ci hanno detto che appena possono ne parlano - spiegano all’ufficio stampa Rcs -. Per le pagine culturali forse era un tema troppo politico. Ferrante? Non sappiamo niente».
Il tema del resto è delicato, sulla riforma scolastica Letizia Moratti si gioca buona parte della sua credibilità anche come candidato sindaco di Milano. E Piero Ostellino non ha mai nascosto di apprezzare la riforma morattiana. In un editoriale del febbraio 2004 sul Corriere («Una scuola liberale, davvero») spiegava la divisione tra sinistra e destra sull’istruzione come risultato di una frattura culturale: «La riforma Moratti introduce elementi di flessibilità nel rigido sistema napoleonico. Che invece il centrosinistra continua a privilegiare. Il passaggio dal concetto napoleonico di istruzione come “prescrizione” a quello del centrodestra come “opportunità” (possibilità di scelta tra una relativa differenziazione di programmi e di orari) sconcerta le famiglie È il prezzo che si paga alla libertà. Si chiama responsabilità». La stessa linea che guida il libro-intervista al candidato sindaco della Cdl e che il Corriere ha preferito accantonare. L’esatto contrario di Roberto Vecchioni, professore di liceo e battitore libero della sinistra, citato da Ostellino come esempio del modello scolastico del posto fisso e dei programmi uguali per tutti: «L’istruzione (con la riforma, ndr) - spiegava il cantautore - perde uno dei suoi punti di forza: la costrizione.

Quando si dà alla famiglia la possibilità di decidere si compie una scelta sbagliata». C’era insomma materia per avviare un dibattito culturale, di quelli in cui il quotidiano di via Solferino brilla. Se solo Bruno Ferrante si trovasse tra gli scaffali di una libreria.

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