Corruzione, l’inchiesta passa a Milano

Da Brescia a Milano. L’inchiesta che ha scosso il Pirellone si trasferisce (in parte) nella Procura del capoluogo lombardo. Il capitolo corruzione, infatti, è di competenza meneghina. I due passaggi di denaro dall’imprenditore Pierluca Locatelli al funzionario dell’Arpa Giuseppe Rotondaro, che avrebbe poi girato i 100mila euro della presunta tangente al vicepresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani, sarebbero infatti avvenuti in città.
Il primo risale al 26 settembre. In quell’occasione, Locatelli e Rotondaro si incontrano al risorante «Berti», a pochi passi dal vecchio palazzo della Regione. Lì, secondo i pm, l’imprenditore versa i 100mila euro destinati al politico (come contropartita per l’autorizzazione a trasformare la cava di Cappella Cantone in discarica) e poi trovati dai carabinieri nel corso della perquisizione all’abitazione di Nicoli Cristiani. Quattro giorni dopo, il 30 settembre, i due si danno appuntamento vicino alla torre Velasca. E i militari di Brescia li seguono. Rotondaro parcheggia la sua Audi all’inizio di corso di Porta Romana. Locatelli arriva a piedi, e - poco dopo le 9 e mezza del mattino - si ferma in un bar di piazza Velasca. Raggiunto dal funzionario dell’Arpa, restano seduti al tavolo solo per un minuto. Poi raggiungono l’auto di Rotondaro. In macchina, Locatelli infila una mazzetta di banconote da 500 euro nel portaoggetti del bracciolo del guidatore. Alle 9 e 44 minuti, l’imprenditore esce dall’auto. E il funzionario parte. «Soldi per una consulenza», ha spiegato al giudice. E il denaro per Nicoli? «Non sapevo che quel pacco contenesse i 100mila euro». Pensava si trattasse di una cassetta di vini. Ieri, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo - a capo del dipartimento che si occupa di reati contro la pubblica amministrazione - ha acquisito gli atti dell’indagine bresciana. E sempre ieri, a Brescia, si sono svolti gli interrogatori di garanzia di Rotondaro (sospeso dall’incarico di responsabile dello staff Arpa) e Nicoli Cristiani, sentito per circa 45 minuti dal gip Cesare Bonamartini.

Il vicepresidente del consiglio si è detto disponibile a rinuciare a qualsiasi carica politica, così da far cadere il rischio di reiterazione del reato, in base al quale è stato arrestato. «Risponderà agli inquirenti - ha spiegato il suo legale, l’avvocato Piergiorgio Vittorini - a patto che gli venga data la possibilità di leggere gli atti».

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