Rick Santorum rincorre uno slogan popolare: l'Iowa decide chi perde, non chi vince. Conta poco che sia l'uomo del giorno, in America. Si parla di lui e della sua rimonta: terzo nei sondaggi della vigilia dell'inizio delle primarie repubblicane che cominciano oggi. Terzo partendo da ultimo. Come una vecchia Minardi che in un Gran Premio si fosse piazzata sul podio. Tanto, sì. Ma non abbastanza da poter pensare ancora di competere per la vittoria finale. Adesso c'è, però, Santorum.
C'è con la sua storia che l'America ha ripreso a raccontare: figlio di italo-americani, ultra cattolico, anti-abortista, iperconservatore. C'è con il seguito che ha creato per lui il tweet partito nei giorni scorsi da un account firmato Rupert Murdoch: «Sono contento che Santorum stia risalendo nei sondaggi». Tutti parlano di lui che a 53 anni ha vissuto l'ultima parte della sua stagione politica da perdente: fuori dal Senato alle elezioni di Midterm del 2006, sconfitto da Bob Casey. Una botta micidiale per uno che prima di quella batosta era diventato il numero tre repubblicano al Senato. Da cinque anni, Santorum cerca di riprendersi se stesso: in questa campagna elettorale era partito senza speranze e adesso vive il suo rilancio. «Se arrivo ultimo in Iowa mi ritiro subito», aveva detto. Continuerà, quindi. Continuerà perché la sua rimonta l'ha allontanato dallo spettro dell'uscita di scena immediata. Solo che lo tiene comunque ancora lontano dalla possibilità concreta di prendersi la nomination.
L'Iowa è uno stato strano: s'innamora di candidati che spesso poi si spengono immediatamente. Eroi per una notte o per una settimana al massimo. Quattro anni fa, le primarie repubblicane nello stato di John Wayne le vinse Mike Huckabee: era il governatore uscente dell'Arkansas, era un tipo rockettaro che diventò celebre all'istante e ci mise altrettanto a sparire. Così come Pat Robertson, anche lui vincente in Iowa, o Pat Buchanan che luccicò per una sera nel granaio d'America (non vinse, ma si piazzò benissimo) e poi scomparve immediatamente. E per avvicinarci a questa campagna, basti ricordare che un anno fa, nell'Ames Straw Poll, una specie di prova generale delle mini elezioni dell'Iowa, vinse Michele Bachmann che oggi arranca dietro tutti i candidati repubblicani.
Santorum, come Ron Paul (altro candidato messo bene in Iowa) è troppo esperto per non sapere tutto questo. Sa che Mitt Romney oggi è difficilmente battibile. Nella politica americana c'è sempre speranza, ma la partita è complicata. L'ex governatore del Massachusetts resta in vantaggio nell'ultimo sondaggio dell'Iowa, ma anche se non dovesse vincere resterebbe il favorito per la vittoria finale. Tra una settimana, nelle prime vere primarie, quelle del New Hampshire, Romney dovrebbe mettere ampiamente dietro tutti. Se così fosse, un altro eventuale vincitore in Iowa diventerebbe subito una storia passata. Ma il gioco è questo: provarci. Arrivare primo o secondo o terzo nel voto di oggi significa avere una visibilità che prima era inimmaginabile. Significa tornare a esistere, il che per Santorum sarebbe comunque una rivincita.
Figlio di Aldo Santorum, uno psicologo di Riva del Garda emigrato negli Usa, potrebbe essere l'inizio di una nuova stagione. Sarebbe un giro di boa in quella corsa verso la ripresa di se stesso. L'America lo conosce: cattolico fervente, o fondamentalista, come molti lo considerano, ha costruito una carriera sulle battaglie contro l'aborto, i matrimoni gay o la ricerca sulle cellule staminali embrionali.
L'ex senatore della Pennsylvania è uno che difficilmente lascia indifferenti: o lo si odia, o lo si ama. Con la faccia da eterno ragazzo e con sei figli al seguito, il senatore è un tenace promotore dei valori familiari e ha sposato le cause più calde sui temi della vita, sostenendo di aver intrapreso le battaglie sulla scia della morte di un figlio durante la gravidanza: «Dopo la morte di Gabriel - disse - ho riflettuto a lungo sulla chiamata di Dio per la mia vita».
Ex avvocato e lobbista della federazione del wrestling, Santorum si è creato amicizie insolite per un personaggio con le sue posizioni politiche e religiose. Le battaglie contro la povertà e l'Aids, soprattutto in Africa, gli hanno fatto stringere per esempio un forte legame con Bono.
«Ha il vizio di dire sempre le cose meno popolari - disse di lui una volta il cantante degli U2 e attivista planetario per l'Africa - ma sulle nostre tematiche è sempre stato un difensore dei più vulnerabili». All'epoca Santorum era una stella. Oggi no, domani forse. Tutto può succedere. Diciamo quasi tutto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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