Il successo è totale, nemmeno lInter del triplete sarebbe arrivata a tanto. Vedete un po: in una settimana lInter ha fatto incartare il Milan sul caso Tevez (quel rilancio ha rovinato i piani di Galliani), lo ha sconfitto nel derby facendo appena un tiro in porta e ora non si vede nemmeno costretta a fingere ancora interesse per il bomber argentino perché dallInghilterra fanno sapere: «Il Manchester City ha detto: no grazie, lofferta non basta». Anche se non cè alcuna ufficialità. Mossa che sembra dettata da un gentleman agreement, più che da senso dellaffarismo inglese. Però toglie lInter dallimbarazzo e magari farà pensare male il Milan.
Massimo Moratti ha lanimo dello sportivo dispettoso, ovvero lanimo che ispira il senso di un derby, cè da immaginare i sorrisi, al di là delle parole che hanno voluto certificare la bontà di una scelta tattica: difesa chiusa e contropiede. «Ho visto una volontà di ferro. Non dite Inter provinciale, direi intelligente. Il Milan due settimane fa ha segnato due reti in contropiede e nessuno ha detto che aveva giocato da provinciale». Per ora è soddisfazione, non ancora follia. Lultima follia nerazzurra sarebbe, infatti, quella di pensare seriamente al successo scudetto. Il presidente lo ha candidamente confessato nella notte del derby. «Siamo ancora col pensiero al fatto che eravamo quintultimi e adesso siamo lì, stiamo facendo la nostra corsa. Poi vedremo».
Eppure il tormentone non ci sarà negato: Inter sì? Inter no? Il tutto dettato da meriti suoi e demeriti altrui. Visto così, il campionato sta sventolando la propria mediocrità. Tanto per intenderci, in queste settimane la squadra nerazzurra ha compiuto un magnifico rush: ha recuperato 9 punti in 6 giornate sulla prima in classifica. In 40 giorni è passata da un «meno 15» a un «meno 6». Perfetto, ma se guardiamo la situazione trovata da Ranieri quando ha preso in mano la squadra, il quadro cambia un po: lInter era un punto sotto il Milan (rossoneri a due punti, nerazzurri uno soltanto) e distante sei punti dalla Juve. Oggi la classifica dice che la squadra di Ranieri si trova 5 punti sotto il Milan (pur avendolo battuto) e ancora a sei dalla Juve che, contro il Cagliari, ha raccolto lennesimo pareggio flop. LInter ha vinto tante partite quanto i bianconeri e una in meno del Milan. Nella storia dei campionati non è facile arrivare allo scudetto con sei sconfitte sul tabellino (quante quelle nerazzurre oggi), ma lInter pare specialista in materia (ce lha fatta tre volte) anche se quello era davvero altro calcio. Nellepoca dei tre punti cè riuscita solo la Juve di Lippi. Quindi nulla è perduto, sognare è lecito. Anche se, letti i numeri, chi vuol intendere intenda.
Leffetto derby ha cancellato il primo tabù: tre sconfitte col Milan nel dopo Mourinho. Il problema doveva pesare anche a Mou, così accorato da inviare un sms a Ranieri sia prima sia dopo la partita. Con soddisfazione allegata. Leffetto derby ora permette a Moratti di guardare al futuro facendo qualche distinguo. Il primo sul caso Tevez: il gol di Milito ha permesso un po di snobismo a cuor leggero. «Vedo molta fiducia nel gruppo che cè ora anche da parte di Ranieri. Quindi bisogna stare molto attenti a non fare cose sbagliate. Prendere Tevez può essere una cosa giusta? Non so se ne valga la pena». Un dubbio tendente al «no» nellottica del pensiero morattiano che non ha mai accettato lo scadimento della squadra e che anche ieri ha confermato Sneijder. Tevez è sempre stato un pallino del patron, ma oggi le necessità sono altre. Ranieri vorrebbe un rinforzo a centrocampo: Kucka resta gettonato, ma locchio punta a qualcuno più consistente. Probabile conti anche la parola dellallenatore che, domenica sera, ha regalato unaltra etichetta di se stesso. Conosciuto come lAggiustatore, e ormai anche «derby winner», si è autodefinito «aziendalista». Dunque, se gli dite: Tevez. Ribatte: «Mai dire mai. Ma gli equilibri si sono compattati. Quanto può dare questo ragazzo che non gioca da tanto? E quanto può togliere?». Insomma non perde occasione per elogiare il gruppo, i grandi vecchi come Zanetti, la bravura di Milito e così via.
Discorsi da morattiano di ferro, ricompensati dalle parole del presidente, per il vero mai troppo esaltate. Ma se le parole hanno un peso... Leggete: «Ranieri è saggio, e questo lo capiscono anche i giocatori e si fidano. Ha fatto la cosa giusta, sempre».
Ovvero: mai dire mai. Dallo scudetto alle sorprese sul futuro di Ranieri.
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