Giuseppe Marino
Ogni sera, dopo aver chiuso la porta dingresso della sua impresa edile, torna a casa a piedi. Niente di strano, se non fosse che lazienda dista quasi 20 chilometri dallabitazione e Ulderico Lambertucci, 60 anni compiuti un mese fa, se li sciroppa tutti di corsa, sera dopo sera. Ma forse nemmeno questo costante allenamento basta a spiegare come un uomo che ha iniziato a correre maratone quando aveva già 50 anni, sia riuscito a compiere una straordinaria impresa: macinare in sei mesi 12.000 chilometri, andando al piccolo trotto da Macerata a Pechino. Un viaggio ispirato dalla voglia di superarsi e dalla fede: Lambertucci ha portato con sé una piccola effigie di padre Matteo Ricci, gesuita maceratese vissuto per 30 anni in Cina e morto a Pechino nel 1610. «Avevo letto un libro su questo santuomo - dice latletico pellegrino, raggiunto in Cina, poche ore dopo larrivo a piazza Tien an men - una storia che mi ha ispirato e spinto a ripercorrere le orme del suo viaggio missionario». Unidea che ha entusiasmato tanti compaesani di Treia, paese dove abita limprenditore, e nella vicina Macerata. «Lambertucci - dice il consigliere regionale Franco Capponi - ha già corso in solitaria a Fatima, Lourdes, Santiago de Compostela. È un uomo semplice, ma dalle capacità e dalla volontà straordinarie. Per questo lassociazione Il maratoneta, che presiedo, ha deciso di aiutarlo a organizzare questimpresa molto più ambiziosa ma il cui spirito di testimonianza di pace condividiamo appieno».
Larcivescovo Gianni Danzi ha affidato a Lambertucci una statuetta della Madonna di Loreto da regalare a una chiesa cattolica di Pechino. E lui non se nè mai separato per tutto il viaggio. A rendere ancor più simbolica limpresa, tra laltro, cè la presenza nel team che ha seguito Lambertucci in camper, di un musulmano e un buddista.
Dellaitante 60enne, i medici dicono che ha una capacità di recupero dallo sforzo fuori dal comune. E lui, dopo aver messo a segno il record di 46 maratone corse in un anno, ha dato unaltra incredibile dimostrazione. Ha raggiunto la Cina correndo per 10 ore al giorno e coprendo quotidianamente distanze tra i 60 e gli 80 chilometri al giorno: come dire una media di una maratona e mezza al giorno.
Il lungo tragitto ha attraversato anche ambienti naturali non facili, come il deserto del Gobi, dove limprenditore marchigiano ha continuato a correre nonostante i 45 gradi di temperatura. «Il momento più brutto, però - racconta - lho vissuto poco dopo la partenza. Nei pressi di Venezia mi si è gonfiata una gamba. Lì ho pensato che non ce lavrei fatta. Poi, regolando diversamente i lacci delle scarpe e seguendo i consigli dellunico medico che consulto, un omeopata, mi sono rimesso in sesto». Tanto da bruciare la tabella di marcia stabilita dai medici e arrivare al traguardo tre mesi prima del previsto. Come si mantiene un fisico così? «Mi dicono che ho una predisposizione particolare - spiega limprenditore - comunque io non ho mai fumato una sigaretta, la sera mangio leggero e vado a letto presto, al massimo alle 22». Ieri però, per festeggiare il successo dellimpresa, Lambertucci si è concesso un piccolo strappo, festeggiando con i familiari, il sindaco di Treia Luigi Santalucia, e gli altri compaesani giunti dalle Marche. A Tien an men lo hanno abbracciato calorosamente, tra gli sguardi impassibili di un nugolo di poliziotti cinesi in borghese. «Devo dire - spiega Lambertucci - che ci hanno tenuto docchio, ma non ci hanno dato problemi. Mentre in Russia e in Ucraina la polizia ci ha fermato e chiesto denaro per non crearci problemi. Qualche disavventura cè stata anche in Kazakhstan, dove un ubriaco mi ha aggredito, ma niente di grave. In Cina per fortuna tutto è filato liscio. Però mi hanno molto colpito le contraddizioni di questo Paese. A Pechino è tutto splendente. Nelle campagne ho visto contadini che vivono in buche scavate nel terreno, come animali.
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