Corsi e ricorsi Nel silenzio di Moratti

Nemmeno ad Appiano fosse passato un gatto nero. Quello di Figo è ormai dimenticato. Momento nero, certo. Ma ci vorrebbe un po’ di tregua. Ranieri è lì che si gratta la crapa «Sneijder o non Sneijder, questo è il problema». I giocatori cercano di strapparsi i cerotti: ci sono ferite morali ed altre fisiche. Milito ha lottato per debellare una influenza, qualcuno vuol far svanire guai fisici. Poi si vedrà: Forlan e Pazzini (nella foto) o Milito e Sneijder? Dubbio da risolvere. E intanto Forlan cerca di riportare buon umore, dicendo: «Torneremo quelli delle 7 vittorie consecutive». Marsiglia per tanti val niente più di una squadra francese, non proprio una gran cosa, abbordabile anzi battibile da un’Inter appena discreta. Ma qui tutto torna per rivedere spettri del passato.
Come dire: visto da destra o visto da sinistra. Visto da destra, Moratti potrebbe cavarsela con un sospiro di sollievo. L’unica volta che affrontò il Marsiglia, l’Inter venne cacciata dall’Europa e completò il processo della sua autodistruzione prima di un rinascimento calcistico cominciato da Mancini e proseguito da Mourinho. Visto da sinistra: ci sono tutti i segnali per piombare più giù nella voragine dei disastri stagionali. Lo dicono i ricordi: proprio in questo periodo, stagione 2003-2004, l’Inter perse 4 volte in campionato, con un pareggio a spezzare le debacles (sconfitte in casa con Udinese 2-1 e Brescia 3-1, in trasferta con Milan 3-2 e Roma 4-1, il 2-2 a Genova con la Samp). Numeri e risultati non sono molto diversi da oggi: 4 gol dalla Roma per esempio. In panchina c’era Zaccheroni che Moratti aveva chiamato in ottobre al posto di Cuper. Andando a leggere si ritrovano frasi e speranze rieditate in carta carbone dopo l’ultimo cambio fra Gasperini e Ranieri.
Cuper lasciò l’Inter in Champions, Zaccheroni la fece deragliare fuori prima di perdere anche nei quarti di coppa Uefa: appunto contro l’Olympique. Si dirà: altra Inter e altro Marsiglia. Vero, con i francesi giocava Drogba, che all’andata, a Marsiglia (ci mancava la coincidenza!) segnò il gol partita. In porta se la passava il famoso Barthez, a centrocampo Flamini. Al ritorno finì ugualmente 1-0, con rete di Meriem. E quella era l’Inter di Emre e Cruz, Martins e Kily Gonzalez, Vieri che non giocò il ritorno e Toldo, Cristiano Zanetti e Recoba. Non proprio una grande squadra. Unici sopravvissuti Javier Zanetti e Cordoba. Unica coincidenza autenticamente negativa: anche allora faceva le sue mossette un olandesino pallido, pallido. Moratti lo aveva pensato un fenomeno, poi dovette ricredersi: Andy Van der Meyde. Stesso sangue annacquato (non si sa da cosa?) di Wesley Sneijder. Entrambi incompresi e, a tratti, incomprensibili.
Quell’anno il Marsiglia andò in finale, senza vincerla. L’Inter al quarto posto in campionato, salvando la partecipazione ai preliminari di Champions (insieme alla Juve). Accidenti! Moratti tocca ferro.
Eppoi la linea calcistica Marsiglia-Milano è sempre a rischio di brutti ricordi. Dici Olympique e pensi ai riflettori di infausta memoria milanista. Ma qui il revival porta al di là di una partita e di un risultato. L’Inter si deve solo aggrappare ai confini del vinci o perdi.

Oppure alle sue recenti stimmate di nobiltà. Ieri Moratti ha evitato di parlare in tv. Brutto segnale per Ranieri, per l’Inter e per la scaramanzia del presidente. Messa a così dura prova dall’incauto accostamento: della sorte e della malasorte.

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