Luca Russo
Il primo round sul caso Ghomsi non sorride al Genoa. La Corte ha infatti respinto il ricorso della società rossoblù sulla nullità del pronunciamento della stessa corte a proposito della norma da osservare per i giocatori che devono scontare squalifiche in altri campionati.
Gli avvocati del Grifone Petricca e D'Angelo avevano chiesto di annullare quel pronunciamento per l'assenza di una convocazione delle parti, ma in una nota la stessa Corte Federale ha fatto sapere che «rigetta il ricorso in quanto nel procedimento non è richiesta la previa comunicazione agli interessati della data di riunione della corte ai fini della loro eventuale partecipazione».
La decisione è maturata nella serata di ieri al termine di un'udienza durata circa un'ora. E oggi alle 18, sempre a Roma, va in scena il secondo round alla Corte d'Appello Federale. Il caso si discuterà nel merito e la difesa rossoblù si prepara a trattarla con armi che arrivano fino alla Costituzione. Gli avvocati Petricca e Carbone si rifanno all'articolo 3 che sancisce il principio di uguaglianza, vietando di trattare in modo diverso situazioni identiche cosa che invece non accadrebbe nel caso Ghomsi. Secondo la norma affermata dalla Corte infatti se il camerunense fosse rimasto alla Salernitana la squalifica l'avrebbe scontata nella Primavera e non nella prima squadra, cosa che invece non sarebbe possibile con il trasferimento al Genoa.
Poi c'è il principio della libera circolazione dei lavoratori. Per quanto atipici, i calciatori sono lavoratori, e la norma utilizzata nel caso Ghomsi secondo l'interpretazione della Corte Federale sarebbe un ostacolo alla libera circolazione perché porrebbe a carico della società acquirente un ulteriore onere se il giocatore dovesse scontare la squalifica in prima squadra.
Principi forti dunque per cercare di convincere la Caf della bontà delle ragioni rossoblù. Che il caso sia complicato del resto lo dice anche il fatto che si è dovuti ricorrere ad un pronunciamento della Corte Federale per cercare di mettere un punto fermo. Insomma la norma è poco chiara. E allora può entrare in gioco anche un altro principio: quello dell'errore scusabile. Scusabile perché sulla casistica delle squalifiche da scontare la giurisprudenza sportiva non ha mai saputo esprimere una norma cristallina che non inducesse all'errore.
Se tutto questo non servisse per convincere la Caf sarebbe poi pronto un nuovo ricorso questa volta alla Camera di Conciliazione ed Arbitrato del Coni.
In tutto questo parlare nelle aule della giustizia sportiva non va dimenticato però che domenica si gioca la terzultima giornata del campionato di serie C.
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