Il corteo anti-Israele è un flop per pochi estremisti

Contro «Israele che non ti aspetti» una manifestazione antagonista «che non ti aspetti»: composta, ordinata, senza imbrattamenti, bandiera bruciata, provocazioni contro le forze dell’ordine. Anzi, le provocazioni le hanno subite i dimostranti da un signore in camicia nera. Qualche schiaffone e tutto è rientrato. Quasi come fosse stato dato l’ordine di non disturbare il nuovo manovratore di Palazzo Marino. Qualche timida contestazione a Pisapia alla fine arrivata è solo da alcuni militanti del (mini)Partito comunista dei lavoratori.
Tutto tranquillo dunque, anche se alla vigilia c’era qualche preoccupazione perché quando si scende in piazza contro il governo di Tel Aviv, qualcosa deve sempre succedere. Il pretesto, la kermesse «Israele che non ti aspetti» dal 13 al 23 giugno in piazza Duomo. Una piccolo aiuto alle forze dell’ordine è però arrivato dalla manifestazione a L’Aquila contro il sistema carcerario, dove sono calati non pochi estremisti milanesi. Così quando alle 15 inizia il concentramento in Cairoli si vedono arrivare i duri del Centro sociale «Vittoria», una delegazione della Bottiglieria e pochi altri antagonisti. In resto sono organizzazioni di stranieri, in particolare immigrati arabi, soprattutto palestinesi, associazioni pacifiste e l’intero arcipelago dei parti comunisti, da Sinistra Critica al Partito comunista dei lavoratori.
Ci vuole un’ora per raggiungere una certa consistenza, poco meno di mille persone, poi via verso via Cusani, con una chilometrica bandiera palestinese, tra improvvisate «performace» (due ragazzi in tuta mimetica trascinavano un ulivo palestinese), slogan in ricordo del pacifista Vittorio Arrigo (ucciso proprio dai palestinesi) e contro Israele. Il corteo piega in via Verdi e sbuca in piazza della Scala. C’è il timore che qualcuno tenti l’irruzione in Duomo e infatti l’accesso alla galleria è «tappato» da una cinquantina di carabinieri. Invece l’unico a scaldarsi è il settore del Pcl guidato dal suo leader nazionale Marco Ferrando. Sotto il comune bengala e slogan contro il sindaco: «Giuliano Pisapia, così non va, fuori i sionisti dalla città». Contestazioen poi illustrata dal piciellino Pietro Maestri: «Il sindaco ha sbagliato a partecipare alla presentazione della kermesse israeliana, ci aspettavamo una presa di distanza che non c’è stata».
Alle 17 il corteo senza un solo imbrattamento, bandiere con la stella di David bruciata, assalti a sedi e uffici consolari o commerciali, sbuca in San Babila subito chiusa da polizia e carabinieri per impedire deviazioni. Che però non vengono neppure tentati. Mai visto una manifestazione antagonista così disciplinata, quasi fosse stato fatto passare un ordine ben preciso «C’è Pisapia, stiamo buoni». Qualcosa più di un sospetto visto la presenza di Luciano Muhlbauer e altri uomini del sindaco, solitamente incaricati di tenere i rapporti con l’area antagonista. E visti gli inviti lanciati ripetutamente in italiano e arabo a non creare incident.
E difatti tutto prosegue come una grande festa colorata, fino a quando improvvisamente la folla sbanda paurosamente, tra urla, spintoni, mani e pugni protesi.

Agenti in borghese si lanciano in mezzo per cercare di capire cosa sia successo prima e far smettere la rissa poi. Scoprendo che un signore con la maglietta della «X Mas» aveva attraversato la folla, rimediando un po’ di sberle. Allontanato, la manifestazione si è poi sciolta tra baci e abbracci.

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