Corteo-flop, solo in 300 contro il G8

S’è sgonfiata come un soufflè malriuscito, la manifestazione che avrebbe dovuto mettere paura ai grandi della Terra riuniti all’Aquila. Si e no 300 persone hanno sfilato tra il Carrobbio e San Babila, passando per Molino delle Armi, lanciando slogan e chiedendo la libertà per i «compagni». Ieri una passeggiata di salute dunque, però rimangono altre due giornate di mobilitazione, oggi e domani, per concludere la tre giorni di proteste. Ma se il buon giorno si vede dal mattino...
I manifestanti si erano dati appuntamento alle 18, ma al momento di partire si sono guardati sgomenti negli occhi. Al netto di giornalisti, cameraman, fotografi, poliziotti e carabinieri, saranno stati si e no cinquanta. Parlare di flop era già molto, soprattutto calcolando che avevano aderito all’iniziativa Rifondazione comunista, Sinistra critica, altre sigle di movimento, centri sociali vari. Qualcuno già ipotizzava di far saltare il corteo e ripiegare su un più dignitoso presidio. Lentamente però, si sa che non bisogna far fretta alla rivoluzione, qualche altro no global è arrivato alla spicciolata e alle sette meno un quarto, la manifestazione è partita.
Quanti? Tutto grasso che cola se i contestatori sono arrivati a 300/350. Ma con una «guest star», Oreste Scalzone, illustre rivoluzionario dei lontani anni ’70. Va bene, niente di che, ma in certi casi bisogna accontentarsi. Così ringhiando insulti e minacce verso Silvio Berlusconi e gli altri G7, chiedendo che i «compagni» ingiustamente, ça va sans dire, incarcerati dopo l’assalto alle forze dell’ordine del 17 maggio a Torino, tornino «liberi e subito» la manifestazione è arrivata a piazza Fontana.
Qui il corteo avrebbe dovuto sciogliersi ma un minimo di disobbedienza a questi ragazzi gliela si deve pur concedere. E così la Questura ha chiuso un occhio e li ha fatti proseguire fino a San Babila. Dove gli oratori hanno lanciato gli ultimi proclami e lanciato una sorta di sciogliete le fila. Qualcuno ha fatto esplicito riferimento alle ferie annunciando comunque che «non finisce qui, le lotte riprendono in settembre».

Ammissione che lascia immaginare come le manifestazione di oggi e domani a Cadorna e in luoghi sparsi della città «a sorpresa», saranno altrettanti mezzi flop. Non ci resta che attendere il rientro dalla Grecia e altre amene località di mare per riprendere la rivoluzione solo momentaneamente interrotta.

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