La giornata degli operai della Mangiarotti nuclear, lo stabilimento milanese che rischia la chiusura per il trasferimento della produzione a Udine, finisce in corso Monforte con una carica degli agenti della polizia in tenuta antisommossa e cinque lavoratori feriti. Con i delegati Fiom dellazienda che denunciano laggressione, le manganellate e le botte a un compagno finito in ospedale in codice verde e fonti della Questura che smentiscono le cariche, facendo cenno solo «ad azioni di contenimento»: i manifestanti non si sarebbero fermati al punto prestabilito. Sono le dieci del mattino di ieri, quando una cinquantina di lavoratori si radunano davanti al consolato francese in via Moscova per impedire che la committente Areva chieda il trasferimento delle commesse da Milano. Ci sono ragazzi giovani, alcuni esponenti dei centri sociali, donne e uomini con i fischietti in bocca e i cappellini rossi con il simbolo della Fiom. Sono qui per chiedere al Prefetto che la loro azienda continui ad esistere a Milano anche se in forma ridotta. «È dal 18 dicembre che hanno bloccato la produzione ed è iniziata la vertenza vera e propria. E da allora cè un presidio permanente in viale Sarca al 336», spiegano i lavoratori. Il corteo sfila davanti alla gente e cerca di raggiungere la Prefettura per chiedere al rappresentante provinciale del governo il rispetto di una sentenza che impone alle proprietà di mantenere la produzione nello stabilimento milanese. La polizia invece li invita a fermarsi prima, a restare tra largo Donizetti e corso Monforte e a inviare una delegazione per lincontro con i funzionari. Cè tensione, gli operai vogliono procedere e provano a sfondare il cordone. Gli agenti li bloccano, scoppiano gli scontri e uno dei lavoratori finisce a terra. «Avevamo richiesto un incontro con il prefetto e sembrava che avesse detto di sì - spiega un operaio -. Ci hanno sbarrato la strada e schiacciati al muro. Uno di noi è stato portato via in ambulanza». Tornata la calma il prefetto riceve un gruppo di lavoratori e il sindacato e a fine giornata arriva una nota della Cgil.
«La Camera del Lavoro sottolinea quanto sia inopportuno limitare, in virtù di presunte questioni di ordine pubblico, il diritto dei lavoratori a rappresentare dinanzi alle sedi istituzionali i drammi occupazionali di cui sono vittime. Ci auguriamo che simili incresciosi episodi non abbiano a ripetersi nel futuro, e come in altre occasioni, la Prefettura possa essere luogo istituzionale di confronto sociale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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