Così aiutiamo il povero Tonino

È un po’ giù di Tonino. Bisogna capirlo, povero Di Pietro: per la seconda volta in due settimane, colto con le mani nella marmellata, è costretto a innestare la retromarcia, procedura piuttosto complicata, per altro, per chi è abituato a viaggiare sul trattore. La prima retromarcia è stata quando ha chiesto e ottenuto le dimissioni del figlio Cristiano dall’Idv. La seconda ieri quando ha annunciato con una lettera a Libero di voler modificare lo statuto del partito nel capitolo in cui, come avevamo denunciato, si prevede una gestione discutibile dei contributi elettorali.

La campagna del Giornale, evidentemente, sta lasciando il segno e l’ex eroe delle ex Mani pulite è sempre più nervoso. Tanto per dire: pubblica sul suo sito il romanzo (12.539 battute) delle sue case, senza trovare un angolo per rispondere davvero alle nostre domande. Così come non ha ancora risposto alla questione centrale che emerge da Napoli: come faceva a sapere dell’inchiesta su Mautone? E perché all’Ansa dice che Mautone «non è mai stato il mio uomo di fiducia», e addirittura lo definisce «un certo Mautone», quando abbiamo dimostrato che se lo portava dietro a Montenero, definendolo «il mio direttore generale», quello che «mi sta sempre appresso»?

Se Di Pietro provasse a rispondere in modo non obliquo agli interrogativi, forse ne trarrebbe beneficio lui per primo. Per esempio: se ha cambiato lo statuto, vuol dire che, evidentemente, s’è accorto che quel modo di gestire i contributi elettorali non andava bene. L’avrebbe cambiato senza la nostra denuncia? No.

Dunque siamo lieti di aver aiutato l’Italia dei Valori ad avere un piccolo valore in più. Tonino ce ne sarà grato, ma non si preoccupi: ci sono tante altre cose su cui vogliamo aiutarlo. E non perderemo l’occasione.

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