Così gli arbitri multati non perderanno un euro

Un match di A ne vale 5.000, di B 2.500: quando rientreranno, i due fischietti sospesi verranno utilizzati a ripetizione per recuperare i gettoni

Bocciature, sospensioni, stop più o meno lunghi. Il Settore Arbitrale reagisce così ai madornali errori di una domenica nera da parte di Dattilo (ma la sua città Gioiosa Ionica è stata tappezzata di manifesti elogiativi su iniziativa del sindaco), Rosetti (denunciato da un avvocato livornese), Racalbuto, e degli assistenti Ivaldi, Contini e Carretta. Tutti in castigo ma a pagare saranno solo i guardalinee perché i signori arbitri si faranno solo un po’ di purgatorio. Non fatevi ingannare dalle parole roboanti del presidente federale Franco Carraro e del designatore Maurizio Mattei: i collezionisti di errori, perché tali sono i Dattilo, i Rosetti, i Racalbuto e tanti altri non subiranno niente di punitivo e, tantomeno, avranno una diminuzione dei lauti guadagni che ogni partita porta loro.
Già, perché non si rinuncia facilmente a 5.000 euro per una gara di A e a 2.500 per una di B e anche se davvero Dattilo e Rosetti dovessero restare in castigo per un mese, avranno poi modo di recuperare i soldi persi. È prassi ormai consolidata, e gli arbitri lo sanno bene, che nell’arco di una stagione il guadagno (rapportato al numero delle gare dirette) è proporzionale alla caratura tecnica del fischietto e alla fascia nella quale il designatore lo ritiene idoneo. L’esempio eclatante arriva dalle vicissitudini patite da Gabriele e Palanca nella scorsa stagione: fermati per tre mesi perché coinvolti nello scandalo scommesse, quando sono stati prosciolti sono stati utilizzati da metà dicembre 2004 consecutivamente a più non posso, come arbitri tra i cadetti, come quarto uomo in A, in partite di coppa Italia. Insomma, oltre 15 gare consecutive che hanno permesso loro di recuperare quanto non avevano guadagnato nei tre mesi di stop obbligato.
Nella stagione in corso l’esempio che fa cadere ogni dubbio sul comportamento del designatore riguarda Domenico Messina. Dopo l’infelice direzione del derby milanese l’11 dicembre, il bancario bergamasco è stato sospeso per un mese, si è fatto le vacanze natalizie (complice anche la sosta del campionato) ed è tornato in campo in B il 9 gennaio a Mantova. Poi ha inanellato una serie di quattro partite consecutive in A: lo stop punitivo gli è costato 15.000 euro, ma nel giro di un mese ne ha recuperati 22.500. Se questa è una punizione! Discorso simile per Salvatore Racalbuto che, dopo Messina-Chievo dell’11 dicembre, con polemiche annesse, è stato giubilato per un mese salvo poi ricadere negli errori ad Ascoli (con la Juve) e domenica scorsa a San Siro. Anche per lui perdite pecuniarie zero. Stesso discorso per l’aretino Paolo Bertini che, dopo lo scempio di Milan-Juve del 29 ottobre, ha rivisto la A solo l’11 dicembre, inanellando una serie di tre gare in altrettante settimane (dovevano fargli recuperare il turno saltato in novembre).


Altri esempi: Banti che dopo la testata di Zampagna rivide la A dopo 50 giorni, ma si consolò con 3 gare in B; Trefoloni, sospeso 15 giorni dopo Livorno-Roma del 18 settembre, gratificato però con una partita di B e una internazionale. Stranezze del mondo arbitrale dunque, dove chi sbaglia non paga mai o, quantomeno, non ci rimette quattrini.

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