Così Brera è diventato il quartiere dei gourmet

Altro che «Milano da bere». Da qualche anno quaggiù qualcosa è cambiato; e in meglio, visto che la città degli aperitivi è ormai a tutti gli effetti una capitale europea dell'enogastronomia, capoluogo della regione al primo posto per numero di stelle Michelin. Al punto che anche nei quartieri della movida oggi si possono contare molte oasi dell'alta cucina. Come nel caso di Brera. Siamo in via Castelfidardo angolo via San Marco, a ridosso del ponte sul «Naviglio scomparso», in quello che una volta era un celebre locale delle notti milanesi. Proprio qui, dallo scorso autunno, si è traseferito Daniel Canzian che dopo sette anni al Marchesino sotto l'ala del maestro Gualtiero, ha aperto il suo Daniel - cucina italiana contemporanea. La location, in perfetta sintonia con il quartiere degli artisti, ha uno stile che ricorda una galleria d'arte contemporanea, con grandi tele alle pareti e un salottino di design. Ma la grande cucina a vista, posizionata proprio all'ingresso del locale, è il miglior biglietto da visita per un luogo in cui l'arte del cibo fa da padrona. Trentatrè anni, Canzian rende onore ai suoi maestri - il guru Marchesi ma anche il francese Michel Troisgros - con una cucina che esalta le materie prime in nome dell'essenzialità, spaziando tra i sapori della grande tradizione italiana: dal grissino caldo fatto con sfoglia al nero di seppia ripieno di crema di baccalà al «Minestrone alla milanese» con le verdure saltate in padella, al petto d'anatra agli agrumi. Da provare. Spostandosi da via San Marco, eccoci in una via Solferino da un paio d'anni rivitalizzata nei locali aperti negli ultimi venti mesi sotto il segno dello stellato Andrea Berton (che di recente ha aperto il ristorante che porta il suo nome nella zona di Porta Nuova). Parliamo di Pisacco, bistrot-gourmet in formula giovane e di Dry, pizzeria per palati alti con condimenti in purezza. Ma le due novità stellate risplendono un po' più sù, tra corso Garibaldi e corso Como. Quasi all'angolo con largo La Foppa, il ristorante dell'Hotel Carlyle può fregiarsi da un paio di mesi della maestria di Fabio Baldassarre, grande chef abruzzese reduce da tre anni alle cucine di Unico, al ventesimo piano del grattacielo «WJC». Scoccata la scintilla con il proprietario dell'albergo Emanuele Vitrano, la coppia ha deciso entro l'estate una totale ristrutturazione della location e già da ora, oltre al ristorante di 35 coperti («così posso coccolare meglio i clienti») è attivo anche un intrigante bistrot con giardino. Domenica 11 maggio si inaugurerà il brunch. «Sognavo da tempo di venire qui, nel cuore di una città che amo», dice Baldassarre mentre prepara i suoi cavalli di battaglia, come il carpaccio di gamberi con maionese di bottarga e fragole, o l'astice blu arrostito con purè di cavolfiori viola, lemon grass e capperi o, per far fede ai suoi trascorsi romani, gli spaghetti cacio e pepe... ai ricci di mare.
Proseguendo per piazza XXV Aprile ci ritroviamo in faccia alla festosa giungla di Eataly. Al secondo piano con vetrate su Brera splende il bistrot Alice della stellata Viviana Varese.

Salernitana, già premiata come «chef donna dell'anno» dalla Guida Identità Golose, Viviana continuerà a stupirci con le sue delizie e i suoi gustosi abbinamenti di tradizione marinara. Nel cuore, però, batte la sua «Sofia», straordinaria pizza fritta con mozzarella di bufala, pomodori confit e bavarese di pomodoro.

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