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"Così Bruxelles condiziona la nostra libertà"

Luigi Curini, professore di Scienza Politica all'Università degli Studi di Milano, è un attento osservatore dei cambiamenti politici e della "sociologia" che anima le scelte di governo

"Così Bruxelles condiziona la nostra libertà"

Luigi Curini, professore di Scienza Politica all'Università degli Studi di Milano, è un attento osservatore dei cambiamenti politici e della «sociologia» che anima le scelte di governo. Per questo riesce a leggere anche il dietro le quinte delle politiche dell'Ue.

A suo giudizio, nelle decisioni politiche dell'Ue, in particolare sui temi ambientali, c'è un approccio ideologico?

«Non solo a Bruxelles direi. Un approccio pragmatico non sembra più andare molto di moda di questi tempi, mentre una politica di annunci, che suona molto bene nella comunicazione da social, sì. Soprattutto quando si adotta una logica emergenziale. Lo abbiamo visto negli anni della pandemia. Così si mette in moto una dinamica che si auto-sostiene e che va tutta in una sola direzione: quella del più (più controlli, più dirigismo...). A me pare che molto del dibattito attuale sulle politiche ambientali a livello europeo vada esattamente in questa direzione».

L'Ue è sempre più animata da un intento dirigista ed è diventata una sorta di super Stato che impone ai propri cittadini come comportarsi interferendo in ogni ambito e contraddicendo il principio di sussidiarietà. Non pensa che ciò possa interferire con la libertà dei cittadini europei?

«Nei confronti dell'Ue ho sempre considerato illuminante quanto sosteneva il premio Nobel, e grande liberale classico, James Buchanan. Qualunque istituzione che limita il dipanarsi della forza della competizione, sia nel mercato che nell'arena politico-istituzionale, e che al contempo aspira invece a portare avanti disegni di uniformità, è da guardare con scetticismo. Perché l'esistenza di una forte competizione è la principale garanzia della nostra libertà. Questa è una lezione che troppo spesso a Bruxelles si sta dimenticando».

L'Ue sembra portare avanti un intento pedagogico e di rieducazione verso i cittadini per farci cambiare abitudini e stili di vita mettendo in discussione la nostra identità, è così a suo giudizio?

«Il crollo del Muro di Berlino ha fatto venire meno l'illusione del socialismo quale alternativa economica alle democrazie occidentali ma non ha intaccato per nulla l'ideale che gli stava dietro e che è sempre piaciuto ad alti burocrati, politici ed intellettuali. Quello della guida - che dunque pianifica, programma, orienta... la società.

Con nuove parole d'ordine ma con ben chiara l'idea che la mano pubblica deve comunque orientare lo sviluppo grazie ad incentivi e disincentivi, premi e patrimoniali, o spinte, non necessariamente richieste dal cittadino comune».

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