«La xe andada». È andata. Un prolungato sospirone di sollievo e un liberatorio, maiuscolo quanto corale «Ostrega!» si sono levati ieri notte, poco dopo luna, da tutte le rive, le calli e le case di Venezia: un mastodontico Elefante dacciaio era infatti entrato e uscito dalla fragile e serenissima Gioielleria. Senza provocare alcun danno.
Come il filo guidato dalla mano di unabile rammendatrice, la grande chiatta Susanna, spinta da un rimorchiatore e carica di due manufatti dacciaio da 85 tonnellate ciascuno - le sponde laterali del futuro grande quarto ponte della città lagunare - ha infilato quasi al buio la cruna dellago disegnata dalla delicata volta bianca del Ponte di Rialto.
Cera di che trattenere il respiro. «Siamo riusciti a rispettare le distanze di un metro, un metro e venti dallarcata inferiore e la chiatta si è tenuta a 60 centimetri dal fondale», ha spiegato Salvatore Vento, direttore del dipartimento Politiche territoriali del Comune, nonchè responsabile dellopera, dettagliando le misure di quel nulla che separava loperazione da un potenziale disastro. Invece è stata una manovra perfetta, pur se da batticuore, seguita poche decine di metri dopo dallaltrettanto calibratissimo colpo di timone dato dal pilota del rimorchiatore Mantova (uno che Schumacher gli fa un baffo) e necessario per superare limpegnativa curva del Canal Grande di fronte alla Pescheria.
Due successi che uniti allanticipo di tre ore rispetto al previsto e di addirittura quattro ore e mezza sul massimo preventivato, contribuiranno a placare, almeno per un po, le polemiche che hanno accompagnato il progetto di questo quarto ponte disegnato dallarchitetto spagnolo Santiago Calatrava e destinato a unire le sponde del Canale creando un collegamento squisitamente veneziano, ovvero a portata di piedi, tra larea dei parcheggi di Piazzale Roma e quella della stazione ferroviaria.
Le polemiche - peraltro ossigeno e nutrimento di questa città unica e irripetibile tanto quanto le ciacole e i cicchetti da spiluccare sui banconi delle osterie - avevano riguardato proprio e soprattutto i ritardi nella realizzazione dellopera, che uniti agli immancabili rimpalli di responsabilità tra il progettista e il Comune si erano tradotti inevitabilmente in una lievitazione dei costi finali: dai 7,5 milioni di euro previsti, a 10 milioni tondi tondi.
E non è stato soltanto questo il motivo del contendere. Perchè aldilà della prevedibile soddisfazione dei residenti, soprattutto i pendolari, che vedono nellapertura di questo quarto ponte la fine dei loro quotidiani, interminabili e forzati ghirigori nel dedalo delle calli per passare da una riva allaltra, questo manufatto dal disegno moderno, in acciaio, vetro e pietra dIstria, ha fatto storcere il naso ai puristi. Ai quali si potrebbero però ricordare analoghi e fortunati esempi di riuscita contaminazione tra antico e moderno, come se ne possono vedere in bellissime città tipo Londra, Parigi o Barcellona. E almeno la scelta della pietra dIstria (che era veneziana, non scordiamolo) depone a favore dellarchitetto e della sua cultura.
Comunque, per il colpo docchio definitivo bisognerà attendere lassemblaggio di tutte le diverse parti (grazie allenorme gru montata sulla sponda di Piazzale Roma), iniziato peraltro già ieri mattina alle 7 con la posa di uno dei due elementi laterali («conci», in gergo architettonico) trasportati via acqua nella notte. Sul fatto che prima di dare un giudizio definitivo bisognerà attendere il completamento dellopera, concorda anche un esperto come Vittorio Sgarbi. Certo che, dice ora il critico darte, «qualche problema, dal punto di vista dello spazio, lo porrà. Le rampe dacciaio del ponte di Calatrava sono molto vistose e limpatto visivo non sarà così innocuo». Ricordando di essere peraltro amico dellarchitetto Calatrava, Sgarbi sembra essere preoccupato «perchè da lì cè la prima skiline della città, quando lo sguardo spazia verso le cupole di San Simeone Piccolo».
Il prossimo appuntamento è per il 7 e 8 agosto, quando nella fragile e serenissima Gioielleria farà ingresso un altro Elefante: il terzo e ultimo elemento di questo ponte ancora senza nome (si pensa a una consultazione popolare), ovvero un pezzo da 250 tonnellate che renderà la cruna di Rialto ancora più stretta. E che il Signor ghe la mandi bona!
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.