«Così dal cashmere sono nate le borse»

«Così dal cashmere sono nate le borse»

In principio era il cashmere: pullover, giacche, sciarpe e accessori tipo guanti o berretti. Tre anni e mezzo fa nel negozio di Forte dei Marmi comincia l'esaltante avventura dei braccialetti in pizzo macramè che ormai sono un fenomeno studiato nelle migliori università di economia del mondo per via dei numeri da capogiro: «Per l'anno venturo abbiamo un budget di 65 milioni visto che in soli due anni siamo passati da sei a 100 negozi nel mondo». Ora, spiega Luca Caprai, fondatore e presidente di Cruciani e Cruciani C, tocca alle borse: un'avventura iniziata due anni fa con una piccola produzione di Milano Bag (così viene battezzato il pratico modello a sacchetto declinato in tre misure e innumerevoli varianti di colori e materiali) passata dai 200 pezzi sperimentali della prima stagione ai 20 mila pezzi della quarta. Da qui l'idea.
Dalle maglie ai braccialetti e da qui alle borse è un bel salto culturale. Perché?
«Perché è il settore più vicino e il più interessante. Non penso di arrivare fino alle scarpe, per quelle ci vuole un know how incredibile che non è possibile inventarsi».
Invece per le borse si può?
«Neanche per sogno. Io per esempio non comprerei mai una borsa fatta da un esperto di maglie e braccialetti».
E allora perché?
«Perché ho deciso di studiare dalla Milano Bag, un modello semplice anche se mi dicono che quelle tasche a scomparsa nell'interno sono comode oltre ogni dire. Sono partito dai materiali perché non puoi fare niente di buono se non cominci dal meglio. Il nostro fornitore del cosiddetto esotico si chiama Luisiane e appartiene a Hérmes. Ha un magazzino di pelli incredibili: coccodrilli di tutte le razze e i colori possibili e immaginabili. C'è il mondo là dentro».
Dunque le nuove borse sono solo in cocco e struzzo?
«No, sono anche in cervo: il migliore che ci sia. E poi sono in Saffiano che è un tipo di rigatura sul vitello. Può essere bello o primo fiore, l'eccellenza dell'eccellenza. Di quest'ultimo esistono due produttori in Italia. Ho scelto il più bravo, Masoni, che lavora per marchi come Prada».
Ma le borse come sono?
«Una famiglia reale. Le abbiamo infatti battezzate secondo le misure Queen, Princess, Royal Baby e New Born. Di "cognome" comunque fanno tutte Daily perché sono rettangolari e quindi d'uso quotidiano nonostante abbiano sempre la catena in ottone pieno con un bagno d'oro di 2,5 micron».
Lussuosissime…
«Sì, ma con prezzo ragionevole e soprattutto fisso. Non facciamo sconti perché chiediamo il giusto. Il modello grande in Saffiano costa 700 Euro, quello in cocco 5000.

Ho imparato dai braccialetti a tenere sotto controllo costi e ricavi».
Il prossimo step?
«Un investimento importante per creare l'unità produttiva con uno straordinario produttore in partnership. Vogliamo fare le borse in casa, ai massimi livelli, come sempre».

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