da Roma
Il capitolo dell«uomo nero» di Rignano Flaminio si arricchisce di nuovi dettagli sfavorevoli allaccusa. Almeno per il caso del cittadino dello Sri Lanka, Kelum Weramuni Da Silva, che lavora al distributore dellAgip in via Flaminia e che la procura di Tivoli ha arrestato ritenendolo lautista del pulmino sul quale sarebbero stati trasportati - dallasilo alle case delle maestre - i bambini vittime di molestie. Il suo datore di lavoro lo scagiona del tutto, fornendogli un alibi di ferro. E specificando innanzitutto che non ha la patente.
Il proprietario della pompa di benzina, Claudio Moretti, in un verbale di sommarie informazioni redatto il 3 maggio scorso nella caserma dei carabinieri di Bracciano, ascoltato in merito ai movimenti del «dipendente» extracomunitario, ha puntualizzato quanto in parte già emerso dalla lettura, parziale, degli atti. E cioè che, a differenza di quanto riferito dai bambini in merito a episodi compromettenti riferibili al cingalese (che i bimbi una volta chiamano Maurizio e unaltra Giovanni), spiega: «Kelum lavora effettivamente alla pompa di benzina dellAgip di Rignano Flaminio, ma non parla italiano» se non a monosillabi, e «posso altresì affermare con certezza che nessuno lo chiama Maurizio, Giovanni o con altro nome». Il «principale» del cingalese nega, inoltre, che Kelum «abbia mai incontrato i bimbi nellorario di scuola, lo posso escludere perché lo avrei certamente visto». Lunico riferimento, che in parte coincide col racconto di una vittima di presunti abusi, è il cenno alluomo nero e alle boccacce durante i «giochi sporchi». Il benzinaio precisa: «Ricordo che qualche volta, per gioco, rispondeva alle smorfie dei bambini seduti in macchina scherzando con loro». Niente di più.
Le parole delluomo finiscono per demolire unaltra certezza granitica della pubblica accusa: Maurizio, o Giovanni, aveva il codino. «Questa circostanza non mi risulta assolutamente. Kelum non ha mai portato i capelli raccolti in un codino».
Sulla libertà di movimento del cingalese, che in orario scolastico avrebbe prelevato i bimbi a scuola e con uno scuolabus (o con una macchina) li avrebbe condotti nelle abitazioni delle maestre, il benzinaio è categorico: «Kelum lavora ininterrottamente dalle 7 e 30 del mattino alle 13, e dalle 15 alle 8 di sera. La pausa pranzo la trascorre vicino alla pompa di benzina, in un bar, dove a quanto mi consta mangia una cosa e torna presto al suo posto di lavoro». Ergo, non può aver lasciato incustodito il distributore negli orari delle lezioni alla scuola materna, come dichiarato dalle due bambine che peraltro facevano orario ridotto.
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