Così Facebook allarga le porte per Pazzini

Così Facebook allarga le porte per Pazzini

«Bene o male purché se ne parli» scriveva il tanto geniale quanto nei secoli abusato Oscar Wilde. Bene o male, Facebook, il social network più in voga del momento, parla e fa parlare. Eccome. Ne sanno qualcosa i giocatori del Napoli - tra gli altri Montervino, Aronica, Cannavaro, Blasi e persino il dg Pierpaolo Marino - che si sono loro malgrado ritrovati tra gli utenti grazie al genio di qualche «buontempone» che ha pensato bene di rubare l’identità ai propri beniamini spacciandosi e scrivendo a nome loro. Ne sa qualcosa Giampaolo Pazzini, 24enne bomber della Sampdoria e centravanti tricolore del momento, che su Facebook vanta oltre 50 tra gruppi e fan club a proprio nome. Nel bene e nel male, appunto.
Nel bene, potete intuire, la matrice è tutta a tinte blucerchiate. Sulla scia dei 9 milioni sborsati lo scorso gennaio dal presidente Garrone per assicurarsene le prestazioni e degli 8 gol in 10 partite segnati col 10 doriano sulla schiena, ecco proliferare per il «Pazzo» decine e decine di amorevoli pagine virtuali: «Benvenuto Giampaolo Pazzini», «Tutti pazzi per Pazzini», «Giampaolo SegnaSempre Pazzini», «Sostenitori del mitico Pazzo Pazzini», «La coppia Cassano-Pazzini» e chi più ne ha più ne metta. Nel male, l’avrete già capito, i gruppi sono invece tutti d’estrazione fiorentina, frutto della fervida, ironica goliardia tutta toscana di tifosi viola esasperati dall’allora scarsa vena realizzativa dell’attaccante di Pescia; gente che nel giorno della cessione al Doria di Giampaolo avrà tirato un sospiro liberatorio collettivo tale da ingrossare d’onde il placido Arno.
Viene da chiedersi ora, vista la raffica di reti del rinato «Pazzo», come l’avranno presa i fondatori del gruppo pazziniano che vanta più iscritti (addirittura 2.926!), in continua crescita nonostante i fatti li stiano sbugiardando. Il nome è di per sé emblematico: «Referendum per allargare le porte da calcio in favore di Giampaolo Pazzini». Emblematica pure la risposta: «Sarà che a Firenze le porte erano più piccole?» fa notare qualche facebookino blucerchiato. O come ci saranno rimasti quelli dei gruppi «Io non rimpiango Giampaolo Pazzini» (248 membri) e «Giampaolo Segnamai Pazzini» (393), che in tempi non sospetti lo invitavano a tornare al Margine Coperta delle origini e lo subissavano di epiteti e critiche poco simpatiche quali «scarso», «sega», «non segna nemmeno con le mani», «un se ne pole più»?
Tra questi c’è Alessandro Nervini che, il 1° ottobre 2008, sul povero «Pazzo» aveva composta una filippica del tipo: «Giampaolo “Anticipato” Pazzini, il giocatore più anticipato della storia. Non si è mai staccato più di 50 cm dal suo marcatore in tutta la carriera. Ecco alcune delle cazzate scritte su di lui: non è una prima punta, è fondamentale per la manovra, fa movimento, crescerà! Se qualcuno dei vostri amici vi dice alcune di queste frasi su di lui, propongo come risposta il classico sputo nell’occhio. Stabile quanto un giocatore di Subbuteo senza la base, compie balzi incredibili per spizzare verso zone deserte del campo gli stessi palloni che Gilardino stoppa agevolmente di petto. È bello e simpatico, caratteristiche utili a un calciatore quanto la bellezza interiore e l’intelligenza lo sono a una top model. Propongo di scambiarlo con uno pelato e butterato che la butta dentro». E chi, come tal Filippo Di Bitetto, il 2 novembre scorso, lo dava già per calcisticamente morto: «Non ho parole, è l’attaccante più scarso della Serie A. A 24 anni non può giocare più con l’Under 21, non gioca nella Nazionale A, non segna in campionato e ogni volta che gli viene data un’occasione fallisce. Sei un soffiastipendio e uno schiaffo alla faccia di quel poverino di Osvaldo che almeno la voglia ce la mette tutta. Pazzini scandalo!». Addirittura!
Come non parlare poi del gruppo «Se gioca mio nonno al posto di Pazzini, la Viola vince lo Scudetto» (71 membri), la cui intestazione fa pressappoco così: «Non ci sono più parole per descrivere le prestazioni scandalose di Giampaolo Pazzini, la promessa in assoluto meno mantenuta del calcio italiano degli ultimi anni. Se mettessi mio nonno 81enne in campo, fidatevi che i risultati sarebbero sicuramente più positivi!» parola del fondatore Matteo Casiraghi che, come gli altri, vorremmo sentire oggi parlarci di Emiliano Bonazzoli...
E non finisce qui: «Vendiamo Pazzini al Quadrifoglio. Spazzini!» era il consiglio che in 232 davano alla società dei Della Valle, invitandola a cedere il presunto bomber all’azienda di servizi ambientale fiorentina paragonabile alla nostra Amiu. Sempre in tema di cessione c’era poi chi, come Marco Sada e i 38 utenti di «Giampaolo Pazzini: vendesi “giovane campione”» che lo definivano «capace di terrorizzare le difese delle squadre di tutto il mondo dalla C2 in giù» e ne elencavano con ironia le peculiarità: «Tiri da lontano: raccolti in tutte le curve degli stadi di mezza Europa palloni da lui calciati con grande estro e precisione. Colpo di testa: sua qualità migliore, è in grado di colpire la rete posta (appositamente per lui) dietro ciascuna porta almeno 9 volte su 10 a partita. Freddezza: altro punto di forza, abilissimo a fallire gol a mezzo metro dalla linea di porta, persino se questa completamente sguarnita. Abilità nel gioco di squadra: fantastico nel dare supporto ai propri compagni, vagando per il campo senza pace e tuffandosi a terra appena l’avversario gli sfiora i capelli (quei pochi che ancora gli sono rimasti)».


Peculiarità, queste, che il «Pazzo» l’hanno reso celebre nei magri anni della Fiorentina, al punto che un’ingrata tifosa viola, al secolo Sara Chamard, il 14 gennaio 2009, esclamava festante: «Finalmente è andato via, che liberazione!»; peculiarità, queste, puntualmente smentite a Genova soltanto un mese dopo, al punto che, il 16 febbraio scorso, il facebookino Lorenzo Mentuccia rispondeva amaro alla compagna di tifo: «Sono già 4 i gol con la Samp, in campionato 3 di fila... Mah! Unn’è che s’è fatta ’na cazzata a cederlo?». Non avrà la finezza intellettuale di Oscar Wilde, ma ’sto Mentuccia prenderci c’ha preso in pieno.

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