Così l'Atomo ha cambiato film e musica

Chissà se lo scienziato Robert Oppenheimer sussurrò davvero, mentre il fungo di fuoco e distruzione si sollevava per la prima volta, la frase che gli attribuisce Robert Jungk: "Io sono diventato la Morte, il frantumatore dei mondi".

Così l'Atomo ha cambiato film e musica

Chissà se lo scienziato Robert Oppenheimer sussurrò davvero, mentre il fungo di fuoco e distruzione si sollevava per la prima volta, la frase che gli attribuisce Robert Jungk: «Io sono diventato la Morte, il frantumatore dei mondi».

Di certo l'energia immensa e mortale che le armi atomiche sono capaci di liberare hanno cambiato qualcosa dell'immaginario collettivo. Per la prima volta l'uomo ha dovuto fare i conti con un potere mostruoso, così grande da essere difficile da rappresentare in film e romanzi. E questa paura, a volte in forma diretta, a volte in forma molto strisciante, è colata dal subconscio allo schermo.

Tra i primi a cercare un simulacro per rappresentare la furia dell'atomo ovviamente furono i giapponesi. E puntarono su una rappresentazione simbolica del trauma. Incarnato ad esempio dalla serie di film sul mostro Godzilla. Spiegò il regista Juni Fukuda agli occidentali che capivano poco il senso del mostro: «Immaginavo Godzilla come la personificazione della violenza e dell'odio per l'umanità, poiché fu creato dall'energia atomica. Portò in sé questa ira a causa delle sue origini. È come un simbolo della complicità umana nella sua propria distruzione. Non ha emozioni, lui è un'emozione».

L'Occidente sdrammatizzò invece con una tragica ironia. Ad esempio con il Dottor Stranamore di Kubrick, uno dei fotogrammi più celebri è proprio la foto portante di questa pagina. Ma quella paura di un destino umano che da manifesto diventava interrotto si è impossessato di una bella fetta di fantascienza. A partire dalla serie di film Il pianeta delle scimmie. Alla fine l'astronauta superstite, interpretato da Charlton Heston, scoprirà di non aver raggiunto nessun pianeta alieno: è solo tornato in una Terra del futuro dove gli umani si sono autodistrutti con la bomba, che gli ultimi sapiens civili superstiti ancora adorano. Del resto anche tutta la serie dedicata a Terminator non esisterebbe senza la bomba.

Sin qui le metafore. Poi c'è la pellicola che ha messo il dramma dritto in faccia allo spettatore. Si tratta del film The Day After che venne prodotto per la televisione ABC nel 1983. Successe il finimondo negli Usa, tra fiaccolate di pace e spettatori dallo psicoterapeuta. I critici dissero che la pellicola era poco artistica. Avevano ragione, però circolò anche in alcuni Paesi del blocco orientale e l'idea di tirare missili iniziò a coincidere con quella di essere linciati dai propri cittadini.

Da lì a

poco, 1985, sarebbe arrivata la canzone di Sting, Russians, che ha fatto pensare una generazione: «If the Russians love their children too/ How can I save my little boy from Oppenheimer's deadly toy?». Ora suona attualissima.

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