Così il lavoro a maglia diventa opera d’arte

L’artista tedesca ha voluto elevare a veicolo artistico un materiale simbolo del lavoro domestico delle donne

Sabrina Vedovotto

Due mostre, in due spazi diversi, a raccontare una sola artista. Uno spazio istituzionale, il Maxxi, e l’altro, una accademia, quella tedesca. In entrambi i luoghi il racconto del lavoro di Rosemarie Trockel, un racconto diverso, per percorsi e anche per opere d’arte affatto differenti.
All’Accademia tedesca una serie di disegni, al Maxxi i lavori maggiormente rappresentativi. Quelli con la lana. La mostra al Maxxi, dal titolo «Menopause» racconta sostanzialmente delle donne, anzi è quasi un archetipo della donna, delle sue debolezze, dei suoi bisogni, dei suoi amori. Un racconto di un momento importante nella vita di una donna, un momento che, come dice il curatore della mostra Paolo Colombo, «divide il prima e un dopo. Quasi tutto il corpus del lavoro dell’artista, dal 1985 a oggi. Ventisei anni di lavoro incessante, suddiviso in quei due capitoli sostanziali. Da un lato i cosiddetti lavori a maglia, dall’altra una serie di sculture, da camera di variabili dimensioni.
Tutti gli spazi del Maxxi a disposizione dell’artista, quasi una retrospettiva. Si riesce a comprendere tutto il percorso fatto dalla Trockel. Ci sono i grandi quadri con la lana lavorata a maglia, poi c’è un vestito, anche questo lavorato a maglia, quasi finito, posto su di una parete, al contrario, che finisce con i ferri del lavoro ancora attaccati al vestito. Poi ancora un video, in bianco e nero, che racconta di tantissime persone, tutte con un elemento del vestire fatto con la lana. Poi ancora delle sfere ricoperte di lana.
Il lavorare a maglia era un tempo, e in alcune zone ancora lo è, patrimonio appannaggio delle donne, e la Trockel stessa dice che «negli anni Settanta c’erano molte discutibili mostre d’arte di donne, soprattutto sul tema della casa. Ho cercato di portare la lana, considerata un materiale femminile, al di fuori da questo contesto e di rielaborarla in un processo produttivo neutrale. Quel semplice esperimento divenne il mio marchio di fabbrica, cosa che realmente non volevo».
Anche i lavori scultorei, così come anche l’installazione presente al Maxxi, sono esaustivi, e danno la possibilità di riconoscere il lavoro dell’artista, che si vede essere contaminato, in maniera positiva, dai grandi del passato. Nel video per esempio si percepisce quasi una maniera di lavorare non dissimile da Warhol, in alcune opere c’è qualcosa che ricorda impercettibilmente la Oppenheim, ancora ci sono delle suggestioni dada.
Diversi i lavori invece a Villa Massimo, una serie di disegni provenienti dalla collezione del Centre Pompidou, a Parigi. Più delicati, più lievi, ventidue lavori, realizzati con diverse tecniche tra le quali l’acquerello, l’inchiostro, la gouache, il pastello, la matita colorata. L’eccezionalità del lavoro dell’artista è significato dal fatto che i lavori, dal ’96 in poi, sono stati tutti, o quasi, acquisiti dal Centre Pompidou, sezione di arti grafiche. Un segno tangibile di quanto l’artista tedesca, conosciuta realmente da pochi, sia considerata una delle personalità più interessanti del panorama artistico internazionale.


Rosemarie Trockel: Accademia Tedesca di Villa Massimo, fino al 30 giugno. Largo di Villa Massimo 30. Dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17. Maxxi, via Guido Reni, 6 Orari: dalle 11 alle 19, chiuso il lunedì. www.maxximuseo.org

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