Così il make up disegna la donna in passerella

Così il make up disegna la donna in passerella

Il volto dice chi siamo e ci mette in comunicazione. Per questo, in tutte le epoche, le donne sono andate alla ricerca di un viso perfetto. Già 5000 anni fa le mesopotamiche utilizzavano il rossetto, ovvero gioielli sbriciolati e applicati sulle labbra. Poi arrivò Cleopatra, con quel particolare colore ricavato dai pigmenti di coleotteri e formiche, anche se fu nel Rinascimento che la cosmesi, l'arte di rendere presentabili, raggiunse livelli altissimi. Nel XVI secolo Elisabetta I d'Inghilterra produsse un lipstick con una miscela di cera d'api; negli anni Venti il trucco diventò il migliore amico delle ribelli flapper girls; fino arrivare alla Seconda Guerra Mondiale, con Rita Haywort e Joan Crawford che usavano il rossetto per incantare gli uomini, per mascherare le sofferenze e mostrare il proprio coraggio.
Ancora oggi le donne ricorrono al make-up per sentirsi belle. E gli stilisti per far sì che gli angeli, che fanno scendere in passerella, siano realmente tali. Il giorno prima di ogni sfilata i make-up artist incontrano i designer, cercano di tradurre l'idea della collezione con il trucco e può loro persino capitare di «produrre» un nuovo rossetto, mixando colori e prodotti diversi. Per fortuna di make-up improbabili se ne vedono ormai pochi. «Francisco Goya, Egon Schiele, Von Dongen, Otto Dix e John Singer Sargent mi hanno sempre influenzata - racconta Linda Cantello, international make-up artist Giorgio Armani e laureata in Belle Arti alla Harrow Art School di Londra -. Ho trovato molto stimolante i loro giochi di luce e il modo in cui utilizzavano i colori e interpretavano la femminilità. D'altronde make-up significa proprio giocare con texture e colori per rivelare una personalità». Per l'autunno inverno 2014/15 di Giorgio Armani, la Cantello si focalizzerà sugli occhi.
Tra New York, Londra, Milano e Parigi, i make-up artist di M.A.C si occupano, invece, di circa 200 sfilate, utilizzando oltre 2000 eyeliner, 1400 rossetti, 1250 matite per occhi e 800 ciglia finte. Gordon Espinet, vice presidente global make-up artistry, tornerà a Milano per DSquared2. «Negli anni Ottanta sono stato catturato dall'Africa, poi dall'Art Déco di Tamara de Lempick. Nella mia mente l'arte è tutto ciò che soddisfa gli occhi. Dunque anche il trucco», confessa Espinet. «La nostra tela è il volto umano, di cui dobbiamo mantenere intatta la bellezza - continua Terry Barber, responsabile M.A.C delle sfilate di Just Cavalli e Marco De Vincenzo -. Per questo amo gli schizzi di Modigliani, perché esprimono emozioni attraverso semplici disegni». E quindi per l'AI 2014/15 ecco occhi scolpiti da nuance quali prugna, marroni e grigi; labbra rosse su un viso nude.

Insomma, «una donna elegante e sofisticata che utilizza il make-up per acquisire quella sicurezza che la rende irresistibile», anticipa Michele Magnani, lo stilista del volto, perché, oltre ai colori e alle linee delle collezioni, ne studia sempre anche i tessuti, al fine di decidere quali texture permettono al trucco di enfatizzare al meglio gli abiti.

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