"Così Milano scompare dalle carte geografiche"

Lanfranco Senn, presidente della Metropolitana milanese: "Linate va ridotto a poche tratte. Il destino della M4 non dipende dall'aeroporto"

"Così Milano scompare   dalle carte geografiche"

Lanfranco Senn, presidente della Metropolitana milanese e docente della Bocconi, ha collaborato con la ricerca dell'Ambrosetti che ha rilanciato il dibattito sulla «cannibalizzazione» di Malpensa da parte di Linate.
Professor Senn, tra Linate e Malpensa, uno dei aeroporti deve per forza soffrire?

«Direi di sì. C'è un problema di bacino di utenza che si sovrappone. Il mercato potenziale è uguale. Ma Malpensa è l'unico aeroporto da cui possono arrivare e partire voli intercontinentali».

E allora come si spiega che Linate è diventato particolarmente competitivo proprio per andare lontano?

«Le compagnie aeree non riescono a servire due aeroporti, perché le destinazioni sono simili e si fa difficoltà a riempire due aerei nei due aeroporti. Allora hanno detto: “ma a noi quale dei due conviene?” noi da Linate li portiamo a Francoforte, Londra, Parigi e da lì a Shanghai e Tokio».
La ricerca Ambrosetti parla di danni economici pesanti. Ci può spiegare i motivi?

«Pensi a un cinese che lavora per un'impresa di Shanghai o a un americano a New York. Se non c'è la connettività diretta, per loro Milano non esiste. Scompare dalle mappe geografiche. Non la vedono. Si dicono: se arrivo a Francoforte perché andare a Milano?».

L'importanza dei voli diretti è sottovalutata?

«Assolutamente sì. Se da Milano vado a Sydney con uno scalo c'è una perdita di tempo di due ore o due ore e mezza, per cui il tempo che penso di guadagnare andando a Linate, lo perdo nel trasbordo...».
E perché le persone preferiscono Linate? Scelta irrazionale?

«Se vado a Roma mi è molto comodo usare Linate. Ma se devo andare a Stoccolma, che differenza mi fa Malpensa o Linate?».

Qual è secondo lei il ruolo ideale per Linate?

«I voli per Roma. Potrebbero esserci altri voli diretti con destinazione italiane come Catania. O anche all'estero, destinazioni entro un certo raggio con grandi volumi di traffico, in modo che tutte le compagnie possano avere convenienza ad avere voli sia a Malpensa sia a Linate. Dove la sovrapposizione non è possibile bisogna scegliere uno dei due. Per questo il volume dei flussi deve essere il criterio principale».

Linate è un aeroporto molto comodo.

«Se guardiamo gli interessi individuali di un certo numero di persone, le argomentazioni per mantenere Linate si sprecano: è più comodo, ci metto meno che col trenino, non mi interessa andare a Caracas. Ma se guardiamo all'interesse collettivo, ai molti che fanno viaggi intercontinentali e alla competitività del territorio, non esistono dubbi».

Ridimensionare Linate non penalizza i milanesi?

«I milanesi che partono da Linate sono 35mila, da Malpensa circa tre volte tanto. Questo vuol dire che in realtà se vado all'estero non mi costa andare a Malpensa. Linate non è neanche l'aeroporto dei milanesi in senso stretto, perché molti di più vanno a Malpensa».

L'aeroporto milanese raccoglie soprattutto transiti dal Sud?

«Transiti del sud o milanesi catturati dalle compagnie straniere. L'ideale sarebbe concedere i diritti per i voli intercontinentali e questa è una responsabilità del governo».
Lei è presidente della Metropolitana. Non è un paradosso ridimensionare Linate proprio quando si prepara ad arrivare la maetropolitana?

«No, perché se dicessi non faccio più la linea 4 perché non c'è Linate, direi una cosa senza senso.

La M4 è stata progettata perché Segrate l'Idroscalo Linate non sono accessibili con la metropolitana, che non escludo possa proseguire oltre Linate. Inoltre la metro non serve solo per le destinazioni finali ma anche per San Babila Dateo Abbiategrasso. Tutto questo ha senso, eccome».

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